09 ottobre 2016

Settembre/ottobre 2016 - Austria e Polonia

Lunedì 12 settembre 2016 – km 75550
- da casa a Trento
Lo abbiamo programmato, scritto, calcolato. E poi, come al solito, dall’itinerario di base sono venute fuori idee nuove. Ancora non ho capito dove andiamo. Ho capito che c’entra l’Austria, che passeremo per Praga perché io non l’ho vista, che la maggior parte del viaggio sarà attraverso la Polonia e che toccherà fare una capatina a Bratislava.
Insomma, mi hanno chiesto dove fossi diretta e ho risposto: “Boh… ovunque!”
All’imbocco del casello autostradale di Civitanova Marche abbiamo già ammucchiato circa 65€ di gasolio e 100€ di ViaCard. La meta finale della giornata è Trento, dove i soliti compagni di viaggio già ci attendono.
Appena arrivati in zona Albere, quartiere nuovo alla periferia di Trento, presso un tranquillo parcheggio lungo la strada del Muse (Museo delle Scienze), dopo i dovuti saluti di rito, ci diamo da fare con un blitz nel centro storico che pullula di negozietti Lycamobile: abbiamo avuto tutto il viaggio per documentarci sulle offerte di questo gestore telefonico che abbatte quasi interamente i costi di roaming in Europa, quindi siamo preparati. Nabdul, il simpatico bengalese del negozietto che raggiungiamo a circa un chilometro dalla base, ci spiega nei dettagli l’uso di questa nuova scheda sim per comunicare all’estero. Documenti alla mano, ci fa sapere che entro un paio d’ore le nostre sim saranno attive e pronte per essere ricaricate e gestite con uno dei tanti pacchetti promozionali.
Peccato che alle undici di sera le nostre sim risultino ancora non attive. Qualcuno va nel panico: già sappiamo che domattina dovremo perdere tempo a tornare in centro e vedere di risolvere il problema.

Martedì 13 settembre 2016 – km 76076
- da Trento a Schwaz
Caldo atroce.
“No, ma andiamo verso il freddo… Portati qualcosa di pesante…” dicevano.
Tralasciando che ormai è evidente che il camper mi sfinisce ancora prima di iniziare (stamattina non ho rifatto i letti e mi sono alzata per ultima – la filippina è ancora in ferie), apro il trolley e piango: non ho niente di leggero da mettermi, tranne un paio di magliettine. E fuori è caldo. Battezzo l’unica canottiera che ho, confidando nel freddo futuro ed imminente (non perché lo ami, ma perché altrimenti sarò costretta a sudare per sempre!) e mi lancio di nuovo, con tutta la truppa, al botteghino Lyca in centro. Purtroppo scopriamo che ci sono stati problemi con internet e quindi le nostre sim non sono state attivate ieri sera. Altrettanto purtroppo, perdiamo tutta la mattinata in attesa che il problema possa essere risolto. Scene di panico, isteria generale. Driver e Interfaccia (incoraggiati dai compagni di viaggio) che si rifiutano di lasciare la città senza la sim attiva (perché, dicono, “se poi non funziona all’estero, che facciamo?”). Quindi, contro ogni nostra più rosea previsione, all’ora di pranzo siamo ancora al parcheggio della zona Albere di Trento. Per fortuna, al momento caffè, riceviamo le prime notizie di avvenuta attivazione della sim Lycamobile, e cominciamo quindi a ricaricarla ed attivare fai-da-te i pacchetti promozionali. Alle 15, finalmente, riusciamo a muoverci. A questo punto, chiaramente, salta il programma di arrivare alle Cascate di Krimml (in Austria) entro sera, quindi siamo costretti a fermarci a Schwaz. Lungo la strada: gasolio, vignetta per le autostrade austriache (8,80€ per 10 giorni), pane al supermercato, carico e scarico… Insomma, siamo pronti per svegliarci domani e raggiungere le agognate cascate austriache.

Mercoledì 14 settembre 2016 – km 76278
- da Schwaz a Salisburgo
Dopo la notte fresca (ho aperto la botolina sopra al letto basculante, tiè!) e la colazione, come da programma, alle 8.30 siamo in pronta partenza verso le Cascate di Krimml, dove arriviamo senza grossi intoppi attraversando un meraviglioso paesaggio immerso nel verde delle Alpi austriache.
Ci mettiamo un po’ a parcheggiare, poiché non sappiamo bene dove andare nonostante i numerosi suggerimenti (forse troppi!), le aree parking sono diverse e dedicate: ad esempio, P1 è per i bus e chiaramente vietato ai camper, P2, P3 e P4 è per le vetture e chiaramente vietato ai camper. L’unica area di parcheggio per noi poveri camperisti sembra essere un campeggio poco più avanti, ma dopo aver fatto avanti e indietro un paio di volte, ci accorgiamo di una piccola area parcheggio di una gasthof. Il parchimetro è chiarissimo: 5€ per le vetture (PKW) per 24 ore e 6€ per camper e similari (Wohnmobil) per 15 ore.
Giusto il tempo di parcheggiare e pagare con le monetine e siamo già in cammino verso l’ingresso delle cascate, le più grandi d’Europa, lungo uno stradello con i soliti negozietti di souvenirs.
Semino gli altri all’inizio del percorso e arranco, in un paio d’ore (comprese le fermate per le foto), fino alla vetta. Un bel sentiero immerso nel verde di circa 400 metri di dislivello e 7-8 km totali porta da 1070 metri di altitudine a 1480, al punto più alto, costeggiando numerose terrazze panoramiche (una dozzina) da cui ammirare la potenza dell’acqua nei tre salti principali.
 
Sicuramente il paesaggio merita, la cornice delle montagne con i lunghi abeti verdi e sottili tutto intorno e le goccioline impalpabili dell’acqua che si tuffa giù a picco. Ritrovo i miei praticamente a valle e torniamo alla base che sono già le 15 passate.
Punto della situazione rapido e via alla volta di Salisburgo. La prima tappa di prova parcheggio, quando arriviamo attorno alle 18.30, è il Castello di Hellbrunn. In realtà non sortiamo granché, dalla plancia all’entrata del parcheggio risulta a pagamento fino alle 18.30 ma non sappiamo se possiamo rimanere per la notte, quindi tentiamo il P+R, parcheggio di interscambio con i mezzi pubblici, in Alpenstraße Süd, appena a sud della città. Chiaramente ci sono una decina di macchine e una decina di bus, ma di camper o simili neanche l’ombra. Scendo in avanscoperta a parlare con il sorvegliante, il babbo mi scorta. Sfodero il mio lato cortese, sperando che l’omino della baracchina che non sia uno di quelli troppo fiscali, e soprattutto per avere informazioni circa possibili parcheggi “pernottabili”. Due parole in tedesco, tre in inglese, riusciamo a strappargli qualche sorriso e addirittura il pernotto (anche se in realtà non si potrebbe pernottare nell’area) a patto che domattina alle 8, al cambio turno, fingiamo di essere appena arrivati. Insomma, dobbiamo fare gli svizzeri pur essendo italiani e stando in Austria!

Giovedì 15 settembre 2016 – km 76506
- da Salisburgo a Seewalchen am Attersee
La giornata inizia decisamente presto: innanzitutto, la finta col sorvegliante del turno mattutino e relative indicazioni. Con 5€ di parcheggio, abbiamo la sicurezza di avere il camper tutto il giorno, e con l’aggiunta di 2€ di one-way ticket arriviamo in centro con il bus (la fermata è proprio di fronte al P+R), comodissimo. Alle 8.30 o poco più, siamo già operativi in città: è il record. Sull’altro lato del Mozartsteg, dove ci lascia il bus, si apre il piccolo centro storico, dominato dall’imponente ma semplice Cattedrale e dal Domquartier, ovvero il complesso di edifici appartenenti ai vescovi dell’epoca.
All’ufficio turistico acquistiamo la SalzburgCard (che permette l’ingresso a numerosi siti praticamente gratis) al folle prezzo di 27€. Nota: anche io credevo fosse estremamente costosa, finché non ho iniziato a vedere i costi delle entrate ai vari luoghi di interesse e  mi sono ricreduta!
Abbandoniamo i compagni di viaggio praticamente subito (loro sono già stati a Salisburgo, quindi optano per un giro tranquillo al mercato e rientrano presto alla base), mentre il nostro tour, dopo le tre piazze attorno alla Cattedrale, inizia con una bella visita alla Fortezza Hohensalzburg, che sovrasta la cittadina, raggiungibile attraverso la festungsbahn, la ripidissima funicolare. Già solo questo vale la metà del biglietto e l’intera visita a Salisburgo: la fortezza è un vero e proprio paese in stile cittadella, bianco e perfettamente conservato. La vista sui tetti neri, sulle cupole verde rame e sul fiume Salzach è magnifica, e di certo la giornata luminosa e calda ci aiuta molto.
Riscendiamo ed optiamo, come seconda attività, per la funivia dell’Untersberg, alla periferia sud di Salisburgo (che raggiungiamo in bus – gratis con la SalzburgCard).
Il 25 fa capolinea a Grönig-St. Leonard, chiaramente all’ingresso della funivia: che sale in mezzo ad un paesaggio mozzafiato fino a quasi 1800 metri. Approfittiamo del tour paesaggistico più che altro perché il biglietto a/r costerebbe 23€ (e, detto sinceramente, non gliele avremmo mai regalate!), quindi riusciamo già ad ammortizzare la spesa. Torniamo in centro e troviamo una backerei per mangiare qualcosina, poi percorriamo poche decine di metri di lungofiume ed arriviamo all’imbarco del battello per il tour di Salisburgo lungo il Danubio (grazie alla SalzburgCard, altre 15€ risparmiate!).
Anna, il comandante, è una giovane ragazza bionda che pilota il mezzo come fosse un vecchio lupo di mare, e nel frattempo racconta la storia di Salisburgo: decisamente affascinante
L’ultima tappa della giornata per me e mamma  (mentre il babbo si spara dieci giri sui tram austriaci) è il Castello Mirabell, circondato da un bellissimo parco fiorito che ricorda i Jardins de Luxembourg a Parigi. Il castello venne eretto a partire dal 1606 per volere dell'allora arcivescovo di Salisburgo, che lo costruì al di fuori delle mura originarie della città per la sua amante, che qui si trasferì con i 15 figli avuti dal prelato.
Alla faccia del prelato... e, aggiungerei, auguri per la squadra di calcio con tanto di riserve in panchina.
 
Non perdiamo occasione per scattare mille foto, ma alle 17.30, in perfetto orario sulla tabella di marcia, riprendiamo il bus per tornare alla base e spostarci poi verso la prossima meta. Il parcheggio di arrivo per la notte (trovato da Adele), a 70 km a nord di Salisburgo, è uno sterrato pieno di zingari. Benché riusciamo a scaricare acque grigie e nere, la fontanella per il carico dell’acqua è introvabile. Il Driver non vuole rimanere, i compagni di viaggio sono a secco d’acqua. Urge una soluzione. Ma si sa, i camperisti ne trovano una. Ci feriamo ad un distributore di benzina con autolavaggio e ci accoglie un simpatico omino sulla cinquantina che ci saluta scherzosamente con un “Buonasera italiano”! Il babbo si lancia in una disperata richiesta di aiuto. “Noi… problema!” E meno male che il tipo è simpatico e alla mano e se la ride, dicendo che non ci sono problemi. Spieghiamo la situazione, che siamo pressoché senza acqua nei serbatoi, e si offre di farci riempire un po’ di innaffiatoi con quella dell’autolavaggio. Chiediamo anche se per caso ci sia nei dintorni “ein Parkplatz zu schlafen” e questo prima cerca di spiegarci la strada (in tedesco… ma io capisco una parola su dieci!), poi ce la disegna, e anche lì il babbo, nonostante con le strade se la cavi meglio che io col tedesco, non sa bene a che santo votarsi. A quel punto, il gentile omino spiega che ci accompagna fino all’area di sosta. Noi, un po’ in imbarazzo, assicuriamo che non ce ne sarà bisogno, ma lui insiste e alla fine ci scorta fino al parcheggio. Ci spiega che lui è camionista e quello è un posto tranquillo dove va spesso e che non ci sono problemi. Ringraziamo a lungo e i compagni di viaggio gli regalano, a nome di tutti, un pacco di caffè “original Italienisch!”.
E anche per stasera è fatta.
Solo il caldo atroce ci mette ore ad andarsene, ma credo che domattina ci sveglieremo con un bel panorama: siamo praticamente sull’ansa di un fiume che si butta nel lago: Seewalchen am Attersee.

Venerdì 16 settembre 2016 – km 76617
- da Seewalchen am Attersee a Poděbrady
Anche oggi siamo in partenza presto: la prossima meta è Praga, ma giusto di passaggio rapido perché io sono l’unica della truppa che ancora deve buttarci un occhio. Sono circa 350 i km che ci separano dalla meta, e nel frattempo facciamo gasolio e passiamo da Lidl per pane più latte… più insalata più ovviamente qualche cosuccia cioccolatosa. Ma questi sono dettagli.
Purtroppo la giornata non va come speravamo: innanzitutto, arriviamo ai margini della città alle 15 passate, dopo strade assurde e file chilometriche (e bestemmie del babbo!), pirati della strada e un traffico indecente. Riusciamo a raggiungere la via dei campeggi solo un’ora più tardi, ed il Camp Hajek sembra consono alle nostre tasche, visto e considerato che dobbiamo restare giusto una notte. Il tipo del campeggio però è poco collaborativo, non c’è interazione, non ci sa neanche dire i prezzi e ci propone una cifra folle perché, dice, “se restate fino a domani pomeriggio dovete pagare mezza giornata in più”. Non sembra neanche molto interessato a fare affari. Presa dai cinque minuti, afferro le redini della situazione: ci prendono per il collo, e noi qui non restiamo. E’ assurdo che in una città così grande ci siano cinque campeggi tutti sulla stessa via e tutti stipati uno a fianco all’altro. Gente apparentemente anche poco cortese. Come se non venissimo a portare soldi e a far girare la loro economia. Impossibile restare, ma anche impossibile uscire dalla città, a quanto sembra: il caos è stratosferico, incolonnamenti sull’unica via di fuga al punto che optiamo per una strada secondaria, che in realtà non sappiamo dove ci porterà, ma basta che ci allontaniamo da Praga. Vaghiamo altre due ore almeno in direzione est, tra morti e feriti si fanno le 19 e, tutti abbastanza stanchi (soprattutto i rispettivi Drivers) cerchiamo “riparo” in un parcheggio nei pressi di Poděbrady. Non abbiamo idea di dove sia, ce lo dice la cartina: ancora un centinaio di chilometri dal confine con la Polonia, che speriamo di raggiungere domattina, il più presto possibile!

Sabato 17 settembre 2016 – km 77032
- da Poděbrady a Wroclaw
Dopo un’abbondante scroscio d’acqua alle 6 del mattino che ci ha praticamente svegliati tutti, non vediamo l’ora di lasciarci la “Repubblica non-vedente” (come l’ha ribattezzata il babbo) alle spalle. Alle 8 o poco più ci rimettiamo in cammino per arrivare a Wroclaw (Breslavia) prima di pranzo. A Česka Skalice, sulle rive di un piccolo laghetto a pochi chilometri dal confine polacco, c’è un’area camper dal terreno sconnesso con parcheggio a pagamento (1€ l’ora) e tutti i servizi, tal Stellplatz Rozkos. Nonostante il nostro CamperContact ce l’avesse segnalata, le indicazioni sono ben visibili già da 6 km di distanza (una volta tanto,, per fortuna!). Ci fermiamo per le importanti operazioni di carico (urgentissimo, dal momento che siamo tutti a secco e stamattina ci siamo lavati i denti con un bicchiere d’acqua!) e scarico acque nere e grigie. Riempiamo il serbatoio all’inverosimile e anche tutte le bottiglie vuote che abbiamo e sappiamo di essere a posto, per qualunque evenienza, per altri tre giorni almeno! Ce la caviamo praticamente con un euro a testa. Per fortuna non piove ed il terreno è abbastanza asciutto, altrimenti sarebbe stata una pappa. Confidiamo soprattutto nel fatto che dopo un giorno del menga come quello di ieri, oggi non può che andare meglio!
Alle 11 abbiamo già oltrepassato la dogana e siamo entrati finalmente in Polonia. E tornano anche internet e la possibilità di effettuare chiamate gratis con Lycamobile! Gioia.
Al primo distributore ci fermiamo per il gasolio ed io compro una cartina del Paese da imbrattare col percorso. Non potendo pagare in euro, cambiamo una nostra banconota al chioschetto adiacente per pagare in zloty polacchi sia la cartina che il pieno di gasolio, e riprendiamo la strada. Un po’ in ritardo sulla solita ora pranzo, arriviamo a Wroclaw (Breslavia) e cerchiamo il parcheggio 24h suggerito dai precedenti diari di bordo. Sfiga vuole che sia chiuso perché devono girare un film, ma fortuna vuole invece che riusciamo a parcheggiare praticamente lungo la strada parallela, Purkyniego, a pagamento ma gratuito nel weekend. Un po’ la fortuna di Stoccolma, insomma, quando parcheggiammo sulle rive del canale in centro per tre giorni. Il vantaggio della Polonia è che i camper possono sostare praticamente ovunque, purché, ovviamente, si comportino in modo civile e non aprano tendalini e quant’altro facendo diventare camping un semplice parcheggio. Il meteo non ci aiuta, ma a noi non ce ne frega: abbiamo il kway e dopo esserci cibati rapidamente ci lanciamo per un giro in centro e finalmente iniziamo a vedere qualcosa!
Sul fiume Odra, tre piccoli isolotti collegati tra loro da ponticelli, la zona delle chiese, o meglio dell’enorme complesso della Cattedrale di San Giovanni Battista . Battelli turistici solcano le acque increspate dalla pioggerellina, chiese ad ogni angolo con un’architettura che ricorda la Germania del Nord in città come Lubecca, in mattoni rossi ed appuntite guglie scure. Un giro d’obbligo ad Hala Targowa, il mercato coperto, dove ci facciamo incantare da caramelle e spezie (e ci risparmiamo mezz’ora di pioggerellina fastidiosa) e poi procediamo verso la vera meraviglia di questa città con poco più di mezzo milione di abitanti: la Rynek, la piazza del Mercato, sulla quale si affaccia lo splendido ed  immancabile Ratusz (il Municipio) con l’orologio astronomico di fine Cinquecento.

La Rynek è il luogo principale di Breslavia ed è senza dubbio il cuore pulsante della città. E’ la seconda piazza più grande della Polonia (la prima è quella di Cracovia) ed è una delle più grandi e più belle d’Europa.
E’ una piazza medievale risalente al XIII Secolo, circondata da 60 antiche case di famiglie borghesi e di mercanti cittadini, bellissimi edifici storici caratterizzati da una incredibile varietà di stili architettonici. Alcuni di questi sono definiti Dom, cioè letteralmente “casa”, altre “Kaminica”, letteralmente “Palazzo antico”. Ci sono ben 11 vie che portano alla piazza, più due vicoli stretti. Purtroppo durante la Seconda Guerra Mondiale, come gran parte degli edifici e delle città in tutta la Polonia, anche Breslavia e la sua Rynek furono molto danneggiate. La ricostruzione, ispirata agli stili liberty, barocco e neoclassico, è durata diversi anni, fino al 1960. Arte pura. Peccato la troppa gente e gli ombrelli aperti che fanno “chiasso” stonando con la bellezza dell’ambiente circostante, ma questa piazza è davvero una bomboniera. Diamo un’occhiata al centro e rientriamo alla base appena in tempo prima che venga giù un diluvio che prosegue incessantemente per ore.

Domenica 18 settembre 2016 – km 77262
- da Wroclaw a Kornik
Anche stamattina il tempo non ci dà tregua. Noi ci svegliamo abbastanza presto come sempre (tanto da battere sul tempo i compagni di viaggio) e ce ne andiamo un po’ a spasso sotto una fastidiosa nebbiolina.
Raggiungiamo il Most Grunwaldzky, ponte in pietra che ricorda il Tower Bridgeper colori e struttura, e passiamo per il Park Juliusza Słowackiego, adiacente al museo Panorama Raclawicka (una costruzione rotonda nella quale si snoda, a 360°, una enorme tela raffigurante la battaglia di Raclawice del 1794, che ebbe luogo tra le truppe russe e gli insorti polacchi e fu vinta da questi ultimi, benché poi i russi abbiano vinto la guerra!).
Due grandi sedie si trovano al confine del parco, Una è vuoto, l'altra è occupata da una giovane donna. È "Oczekiwanie", ovvero "l'Attesa", una delle sculture più popolari all'aria aperta a Breslavia, nata come un progetto comune da due artisti locali ed inserita nel parco nel 1980. La donna che aspetta sembra parecchio irritata che questo "qualcuno" sia in ritardo, e noi ovviamente non manchiamo di farle compagnia per qualche  minuto.
Torniamo a Rynek, stamattina silenziosa ma purtroppo ancora avvolta dal grigio della mattina, per ricongiungerci ai compagni di viaggio, ed arriviamo insieme dapprima al Teatro dell’Opera e, poco più avanti, all’incrocio tra Pilsudskiego e Swidnicka, ai Pedoni anonimi. Si tratta di 14 figure umane in bronzo, a grandezza naturale e rifinite nei dettagli, tanto da sembrare reali. Raffigurano la gente comune, e più precisamente commemora l’adozione della Polonia della legge marziale nel 1981. Sette personaggi di questa scultura scendono nel terreno su un lato dalla via, come se andassero in un sottopassaggio (immaginario) e altri sette compaiono sul lato opposto, continuando la loro marcia simbolica.
Le prime s’incamminano lentamente nelle tenebre, mentre le seconde ne emergono. Questa grande opera è stata inaugurata nella notte fra 12 a 13 dicembre 2005 per i 24 anni dello Stato d’Assedio in Polonia durante il comunismo.
Ritorniamo in piazza mentre il babbo si spara due ore di tour sul tram turistico e ci mangiamo un mega kebab a prezzo ridicolo (30 zł, a testa e dopo ore ancora non riesco ad avere fame!). L’aria si è fatta estremamente fredda, siamo passati dall’umido di ieri ad un vento al quale, in giro con una magliettina ed un kway, non eravamo preparati. Rientriamo alla base e nel frattempo torna anche il babbo. Il tempo di un caffè e ripartiamo con l’intento di fermarci da qualche parte a ridosso di Poznán ed entrare al campeggio domani in mattinata. Deviazione last minute: anziché un posto a caso, arriviamo nei pressi del Castello di Kórnik (a 20 km da Poznán), e ci fermiamo nel piccolo parcheggio adiacente, a dieci metri dalla biglietteria.
Tentiamo di chiedere informazioni nonostante il mio scetticismo: la signora alla biglietteria non parla inglese e sa due parole in croce di tedesco, ma per fortuna sono le stesse che conosco io e riusciamo a capirci. L’entrata al parco sarebbe 7 zł, ma sono quasi le 17.30 e ci dice che alle 18 chiude. Quindi ci fa entrare senza pagare e ci conferma che possiamo restare a dormire nel parcheggio e che molti camperisti di fermano per qui la notte. Chiaramente, il tutto gratis. Molto cortese. Mi lancio in un maldestro “Djekujem!” che rende molto felice la signora della biglietteria, ed entriamo giusto a dare un’occhiata. Il castello in stile neogotico, abitato fino agli anni Trenta, è graziosissimo, circondato da un piccolo laghetto immerso in un parco fresco. Gli interni non sono visitabili a causa dell’orario, ma ci accontentiamo di un’occhiata attorno, che comunque ci svela il castello in tutta la sua bellezza.
 
Il baretto a due passi dal camper fa anche le pizze, e con quello che costa il cibo da queste parti è un peccato non approfittarne: con 22 , appena 5€, prendiamo una super da dividere in tre per cena e facciamo anche bella figura. Della serie, siamo parcheggiati qui ma facciamo girare l’economia!

Lunedì 19 settembre 2016 – km 77418
- da Kornik a Poznán
Partire presto ha i suoi vantaggi: alle 8.15 lasciamo il parcheggino del Castello e ci dirigiamo a Poznán. I chilometri che ci separano dalla città sono pochi, ma è l’ora di punta in cui la gente va a lavoro, quindi
ci impieghiamo quasi un’ora per arrivare. Il Kemping Malta, che abbiamo scelto dalle recensioni di CamperContact e di diari di viaggio, è pulito ed ordinato. La ragazza della reception è cortesissima, parla inglese (per fortuna!) e ci dà tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno. Il prezzo per una notte per tre persone è 105 zł, circa 24€. Non è poco, ma luce e internet sono inclusi, le piazzole sono pulite e troviamo un posto abbastanza vicino all’edificio dei servizi. Comodissimo. Tempo mezz’oretta e alle 10 siamo pronti per andare in città. Il tram, in quattro fermate, ci scende a Małe Garbary, a due passi dal centro. Il tour comincia da Zydowska, la via che entra da nord, facente parte del vecchio quartiere ebraico. In un attimo siamo a Stary Rynek, coloratissima e luminosa grazie alla bella mattinata che va via via riscaldandosi.
 
Per grandezza è la terza agorà polacca, edificata su una superficie di due ettari. Anche qui, come nella precedente Breslavia, i palazzi dell’epoca (kamjenice) e dei borghesi si susseguono, perlopiù su due piani, curati e dipinti con colori sgargianti. I pianterreni ospitano eleganti caffè, suggestivi ristoranti e pub.
Un tempo la piazza era popolata dai mercanti, ma al giorno d'oggi delle loro bancarelle è rimasto solo il ricordo nei venditori di souvenir. Oltre ai bellissimi palazzi d'epoca, l'atmosfera è creata dall'architettura italiana del Ratusz e della Pesa Pubblica, dalle residenze Mielżynski e Działynski, dalla fontana bavarese dell'acquaiola Bamberka e dalle quattro fontane di Proserpina, Marte, Appollonia e Nettuno, dall'obelisco della medievale gogna pubblica.
Un signore polacco mi dice qualcosa, vedendomi intenta a fotografare la torre del Municipio, ma io non capisco. Anzi, mi sembra anche un po’ alterato ed io mi faccio piccolissima perché non so dove sia la mia colpa. Dopo sei volte, capisco che vuole, invece, soltanto spiegarmi che a mezzogiorno l’orologio suona e la piccola porticina sopra di esso si apre. Ci saranno dei pupazzetti che fanno cose, penso io. Mi dice “Perfect!”, come a spiegarmi che è qualcosa di carino da vedere. Simpatici, questi polacchi. Dignitosi e cortesi, anche se quando parlano sembra sempre che ce l’abbiano con te. Ringrazio dell’informazione: sono le 11.30, tanto vale aspettare questo piccolo evento. Nel frattempo scopriamo perché la capretta, che vediamo raffigurata ovunque, è il simbolo della città: narra la leggenda che per l’inaugurazione del nuovo orologio del Municipio nel 1550 o giù di lì, in piazza fu allestito un banchetto di festeggiamenti a cui presero parte molti personaggi illustri e governatori. Tra le portate principali della cena, la selvaggina. In cucina tutto filava liscio, finché la selvaggina che stava cuocendo non finì dalla griglia alla brace, quindi divenne immangiabile. Non sapendo come reperire altra selvaggina a quell’ora e in città, un ragazzo della cucina pensò bene di portare due caprette bianche per cucinarle. Ma quelle, appena vista la mala parata, si divincolarono e corsero fuori dalla cucina, verso il Municipio e su per la torre. Sta di fatto che quando i commensali guardarono in alto verso l’orologio, videro il curioso spettacolo delle due caprette che si difendevano a cornate l’una con l’altra. Insomma, della selvaggina pare che non fregò più niente a nessuno, ma n compenso le caprette non solo ebbero salva la vita, ma divennero il simbolo della città tanto che a mezzogiorno, tutti i giorni, escono sottoforma di figure meccaniche dalla porticina sopra l’orologio del Ratusz per rievocare l’episodio. Percorrendo poi Paderewskiego arriviamo a Piazza Wolnosci, dove spicca una fontana eccessivamente futurista. 
Con una deviazione arriviamo allo Zamek Cerasrki, un castello in mattoni chiari costruito agli inizi del Novecento per l’Imperatore tedesco, e divenuto poi sede della facoltà di matematica dell’Università dopo la seconda guerra mondiale. Al momento è sede di un centro culturale (cinema, esposizioni, teatro e concerti).
pierogi
Decidiamo di fermarci presso un piccolo ristorantino per assaggiare i pierogi, il piatto tipico polacco: ravioloni di pasta ripieni di carne, ricotta e patate, verdure, funghi, insomma qualunque cosa. A scelta. E non solo: ci sono anche in versione dolce. Per fortuna il ragazzo del ristorante parla inglese e ci veniamo incontro. E’ decisamente una cosa da provare, e poi con tipo 7€ a testa ce ne stiamo a pancia piena fino a sera senza problemi. Dopo pranzo mi separo dagli altri e faccio il giro del parco del castello, non prima di aver fatto delle foto al bellissimo Teatro Grande proprio sull’altro lato della strada, e alla bellissima fontana che lo introduce in fondo ad un parco verde e curato.
Gironzolo ancora un po’, poi aziono i piedi ed inizio a camminare verso la Katedra, la chiesa principale della città, leggermente defilata, ad una fermata di tram dal centro. Ritrovo i miei per pochi minuti, poi proseguo il vialone Warsawska seguendo i binari del tram. Non posso sbagliarmi. Ad un tratto una stradina laterale, parte della Via Reale-Imperiale, scopre lo Jezioro Maltanskie, ovvero il Lago Malta. Il bellissimo sentiero lungo il lago mi svela gente in bici e a passeggio ed il prato adagiato sulle rive mi suggerisce di passare per di là. Sono comunque un paio di chilometri per arrivare al campeggio, ma almeno è tranquillo e molto panoramico.
Riesco anche a fotografare delle splendide farfalle, e dopo essere rientrata alla base ed aver lavato i capelli torno sulle rive (sono appena duecento metri) in tempo per beccarmi gli ultimi 20 minuti del tramonto del sole sull’acqua. Inutile dire che le foto in manuale con la reflex hanno una marcia.
Grazie all’ottima connessione internet (inclusa nel prezzo del campeggio), dopo cena riesco anche a caricare parecchie foto su Facebook, ma a mezzanotte filo a letto perché non riesco proprio più a tenere gli occhi aperti. E sento anche freddo!

Martedì 20 settembre 2016 – km 77443
- da Poznán a Malbork
- Anche stamattina sveglia all’alba. L’aria è decisamente fredda, da queste parti. Meno male che si scalda durante il giorno, ma alle 7.30 ci sono appena 7 gradi. Come ieri, del resto. E poi il babbo si sorprende che vede gente triste in giro… e ti credo, ti sfido a vivere da queste parti in inverno!
Partono le operazioni di carico/scarico acque e pulizia camper, che impiegano almeno un’oretta. Paghiamo la quota alla reception e ci mettiamo in cammino. La prossima destinazione è il Castello di Marienburg, nella città di Malbork, a 60 km dalle coste baltiche. Ci sono 280 km che ci separano dalla meta, prendiamo la statale… Insomma, dovendo anche fermarci per pranzo, alla fine non arriviamo prima delle 17. Parcheggiamo in uno dei tanti parcheggi attorno all’immensa fortezza, dovremmo pagare 40 zł ma non c’è nessun custode a cui darli.
Confidando nel fatto che al ritorno troveremo qualcuno, intanto scendiamo per un giretto di ricognizione attorno al castello, la più grande testimonianza medievale in mattoni rossi in Europa, l’unica fortezza mai espugnata. A guardarlo da vicino fa decisamente il suo effetto, ma è troppo tardi per fare una visita all’interno, dato che per visitarlo tutto si parla di tre o quattro ore (e comunque alle 19 chiude).
Un’oretta passa rapidissima, e tra l’altro inizia anche a piovigginare. Guarda caso. Ritorniamo al parcheggio, il chioschetto è ancora chiuso. Cerchiamo di decifrare il cartello con un sacco di cose scritte in polacco ma non ne veniamo a capo. Non ci siamo che noi nel parcheggio. Optiamo quindi per il metodo “svizzera”: domattina partiamo prima delle 8 e magari nessuno ci vede!

Mercoledì 21 settembre 2016 – km 77724
- da Malbork a Piaski
Di buon mattino e con un bel sole ad accoglierci, come da programma fuggiamo letteralmente dal parcheggio e facciamo sosta da Lidl. I prezzi sono più bassi che in Italia, essendo più basso il costo della vita, e con appena 30€ riempiamo dispense e frigorifero (per fortuna che le nozioni di Tetris mi permettono sempre di uscire vincitrice). Alle 9 siamo già in viaggio con destinazione Mar Baltico e costa nord della Polonia. Restiamo sorpresi dalla solerzia con cui gli operai lavorano alla viabiltà: ci sono enormi cantieri ovunque, deviazioni, cartelli provvisori, cartelli direzionali cancellati, traffico. Ma sembrano ottimi costruttori e lavorano sodo. Poi dicono i paesi dell’est.
SopotLa prima meta del giorno è Sopot, a pochi chilometri da Danzica, dove arriviamo alle 11... anche se poi impieghiamo mezz’ora buona per parcheggiare: stavolta i parcheggi (benché tutti a pagamento) sono troppi! Sopot, insieme a Gdynia Danzica, forma la zona più popolosa della costa baltica ed è considerata la meta balneare per eccellenza. E finalmente, dopo duemila chilometri, riappare lui con la sua distesa azzurra infinita: il Mar Baltico è di un profondissimo blu, con una spiaggia di sabbia chiara. La passeggiata che porta alla piazza principale è costellata di hotel, curata. In realtà noi siamo stati attirati dal molo di legno più lungo d’Europa (oltre 500 metri), anche se dobbiamo pagare la “folle” cifra di 7,5 zł.
Sopot
Decisamente una bella passeggiata, il tempo è magnifico e l’aria è tiepida. Tonando indietro non ci facciamo mancare le foto al faro e alla grossa fontana e soprattutto a Krzywy domek, ovvero quella che chiamano la “casa ubriaca”, ad un lato della via pedonale Bohaterow Monte Cassino (così chiamata in onore degli eroi polacchi che nel 1944 agevolarono l’entrata degli alleati a Montecassino contro i tedeschi).
Krzywy domek, Sopot
Uno spettacolo di architettura visionaria su due piani, “ubriaca” perché muri, tetto e finestre seguono sinuose linee curve. Un paio di ristorantini e bar al pianterreno, e purtroppo due alberi davanti a coprire parte della divertente stramba facciata, ma merita un’occhiata all’esterno: è qualcosa che non ci si aspetta davvero! Torniamo al camper per il pranzo e subito dopo ripartiamo per Gdańsk , dove arriviamo nel giro di un’oretta, considerando anche il tempo di parcheggio. A proposito di parcheggio, siamo praticamente in centro (il che ci costa 6 zł l’ora perché è considerata alta stagione… ma tanto sappiamo che non restiamo più di due o tre ore).
Ad un isolato di distanza troviamo Brama Stagiewna, la porta d’accesso al centro storico. Sul lato destro, si scorge la punta del piccolo isolotto, sovrastato da Kolo Widokowe, la ruota panoramica.
 
Poco più avanti, Zielona Brama, il Ponte Verde, vero e proprio ingresso al centro storico. Danzica sorge sulle rive del fiume Motlawa, che nel punto in cui devia il suo corso attorno all’isolotto diventa rispettivamente Stara Motlawa, la parte che segue il vecchio corso del fiume, e Nowa Motlawa, ovvero la parte probabilmente modificata. Anche qui, come nelle precedenti città polacche visitate, la piazza si apre splendida nonostante il cielo un po’ nuvoloso.Il solito bellissimo inaspettato (ma prevedibile al tempo stesso) mix di architettura olandese e mitteleuropea, con un pizzico di danese.
 
 Zlota Brama, Danzica, GdanskLe case colorate e decoratissime si abbracciano attorno al Municipio, la porta dell’ufficio turistico, subito oltre l’acro d’ingresso, è bellissima, in legno con decori intagliati. Dlugi Targ, la via principale interamente pedonale,  raggiunge la Zlota Brama, la porta d’oro, lungo un susseguirsi di importanti edifici e chiese che si nascondono nelle vie laterali. Uno sguardo ancora alle due parti del porto turistico, Dlugie Pobrzeze e Rybackye Pobrzeze, separate dal Centro Culturale della Marina (sul lato opposto del fiume c’è il Museo Marittimo) e dallo Zuraw, la gru che ormai fa parte della “skyline” di questa città portuale.
Torno al camper e poco dopo tornano i miei e gli altri. Nonostante l’orario, decidiamo di rischiarcela: tentiamo di raggiungere Krynica Morska, agglomerato di case sulla Zalew Wislany, la laguna della Vistola, ed uno dei suoi campeggi. Purtroppo l’imprevisto è in agguato, mandiamo avanti i compagni di viaggio ma in prossimità dell’argine nord della Vistola, al posto di avere un tunnel sotterraneo (che tutti noi ci aspettavamo) troviamo due traghettatori con l’aria da Caronte che ci indicano la corsia. Praticamente ci piazzano su una piattaforma di ferro galleggiante e spariscono. Sarà il rumore del mare (che di giorno innamora e di notte terrorizza), sarà il buio, sarà che la piattaforma si muove e non ci mette affatto sicurezza, ma soprattutto sarà che “che cavolo ci facciamo qui sopra? E dov’è il nostro tunnel?!”. Realizziamo pochi istanti più tardi che dovremmo aspettare un traghetto per passare dall’altro lato, ma non sappiamo gli orari né il costo, e facciamo marcia indietro. E pure alla svelta! Dovendo quindi fare un’ampia deviazione per raggiungere il primo ponte utile e passare la Vistola, tra morti e feriti arriviamo a Piaski, ultimo agglomerato di case prima del confine dell’Unione Europea, al sospirato Camp Piaski (“come fiaschi”, commentiamo noi!) alle 21.30. Beffa sulla beffa, è chiuso, per motivi ignoti. Stanchi e spallati, non ci resta che parcheggiare a bordo strada trenta metri più avanti. Tanto c’è la P, e non c’è nessuna forma di vita in giro. Meno male che nonostante tutto, tra una battuta sul confine russo e una sui cecchini che potrebbero spararci a vista, passa la serata e ci facciamo delle grasse risate.

Giovedì 22 settembre 2016 – km 77914
- da Piaski a Uniszki Zawadzkie
La sveglia stamattina per me suona alle 6. Ho deciso di inseguire l’alba sulla laguna, anche se non ho ben chiaro dove siamo. Mi vesto e scendo dal camper, cammino un centinaio di metri e scopro un porticciolo con due pescatori in croce. Il punto vista mare (anzi, laguna per l’esattezza) è perfetto, anche se non c’è la sabbia. Tra l’altro ho scoperto che la famosa linea di demarcazione territoriale si trova sulla spiaggia di Piaski, sul lato opposto della lingua di terra: appena saranno tutti svegli è là che andremo. Ai confini dell’Europa.
Perché noi, se i confini non ce li facciamo tutti, non siamo contenti. Ammetto che le albe più belle che ho visto sono state quelle parzialmente nuvolose: non sai mai in quale punto filtrerà la luce, né come i raggi del sole tingeranno i bordi delle nuvole. Quella di oggi è meravigliosa, dai colori caldi e brillanti. Le nuvole rosse si riflettono nell’acqua ferma del porticciolo e mi innamoro.
Ritorno al camper con il mio bel bagaglio di foto e praticamente sveglio tutti. E insomma anche stamattina facciamo colazione presto!

Tra una risata e l’altra, i nostri compagni di viaggio ci vengono a dare il buongiorno. Insieme a loro, poco distanti, vediamo anche due cinghiali... che noi in collina nelle Marche ne siamo pieni, ma normalmente abbiamo paura! Questi invece sembrano mansueti, abituati alla gente e per niente scortesi: tra un po' ci manca che andiamo noi iincontro a loro per lasciargli qualcosa d mangiare! Dopo questa simpatica estemporanea lasciamo il camper e ci avventuriamo su Ulica Bursztynowa, ovvero la strada (apparentemente troppo piccola per il camper) che collega un lato all’altro. Sono poche centinaia di metri in mezzo ad un bosco e l’aria è frizzantina. 

Poco a poco gli alberi si diradano ed poi appare di nuovo il Mar Baltico. Tolgo scarpe e calzini e cammino, praticamente verso non so cosa, ma di sicuro prima o poi trovo la rete della linea di demarcazione territoriale. Cammino. Cammino ancora lungo la spiaggia infinita. Come da programma (e da foto viste!), dopo circa tre chilometri di sabbia con il mare freddo a sinistra, arrivo alla rete che delimita la frontiera dell’Unione Europea. Oltre allo stop c’è un cartello che invita i “cari turisti” a non oltrepassare il confine perché perseguibili a norma di legge, da una multa fino a tre anni di carcere!
 

Mi raggiungono i miei, qualche minuto di foto stupide sotto ai cartelli e poi si torna indietro. Loro passano per il sentiero superiore, io per la spiaggia. Seconda estemporanea del giorno, stavolta assai poco piacevole, è l’improvviso vento freddo che arriva dalla Russia (stavolta me ne accorgo, arriva proprio alle mie spalle!), spostando immensi nuvoloni neri e caricando la pioggia. E niente, non c’è modo alcuno di ripararmi. Mi rassegno e cerco di sbrigarmi, i piedi iniziano ad essere freddi, la sabbia si bagna, correndo me la sollevo dietro fino alle ginocchia. Per un istante mi sento proprio dentro un film polacco degli anni Sessanta, io e il cielo nero, il nulla, il vento freddo e la pioggia a goccioloni.

Arrivo al parcheggio all’inizio della spiaggia ancora scalza, e ancora piove. Nel frattempo sbucano i miei dal sentierino e riprendiamo insieme la strada fino al camper, imprecando contro il tempo che, beffandosi di noi alla grande, schiarisce un po’ il cielo. Ci impieghiamo mezz’ora per pulirci dalla sabbia, asciugarci e cambiarci, e prima di pranzo riprendiamo la nostra rotta in direzione Varsavia. Non prima, comunque, di aver scattato qualche foto ai cinghiali che proprio in quei minuti attraversano pacifici la strada, grufolando tra l’erba. Col cavolo che a casa mia li faccio arrivare così vicini a me!
Pomeriggio di trasferimento totale. Avendo estrema urgenza di scaricare la cassetta (e magari anche di rifornirci di acqua) cerchiamo un camping o un’area attrezzata. Approdiamo a Kemping Bezplatny, a Paslek, una non meglio precisata località poco fuori dalla E77. Chiaramente, anche qui la signora non parla niente che non sia polacco, mentre suo figlio, un ragazzo abbastanza giovane, assortisce appena due parole di tedesco. Mi sento mutilata a non potermi esprimere nella loro lingua. Spiego in uno zoppicante tedesco che non dobbiamo dormire, ma solo caricare/scaricare e chiediamo il prezzo. Il ragazzo non sa, chiede alla madre. Magari non sono abituati ad offrire questo tipo di servizio. Sono comunque abbastanza gentili, anche se non sorridono, e noi ce la caviamo con 10 zł. Chiaramente non arriviamo a Varsavia per sera, quindi ci fermiamo a dormire lungo la strada, in una tranquilla area parcheggio della stazione di servizio Huzar (sarà la marca della benzina?) ad Uniszki Zawadzkie.
Il posto è tranquillo, i miei si sparano la loro bisca dopo cena con gli altri… e io, dopo aver sistemato le foto e il diario di bordo, mi addormento come un sasso!

Venerdì 23 settembre 2016 – km 78155
- da Uniszki Zawadzkie a Varsavia
Chiaramente anche stamattina pioviggina. Ma noi come sempre non ci lasciamo scoraggiare: 130 km ci separano dalla capitale e li affrontiamo con ottimismo! Purtroppo la ricerca del parcheggio è più difficoltosa di ciò che pensavamo: come al solito, la meta impostata al navigatore non è disponibile perché la strada è sbarrata. Vaghiamo un’ora nel traffico del centro, imbucandoci in ogni parcheggio e chiedendo i costi. Alla fine raggiungiamo un Parking 24h in zona aeroporto, a fianco al Novotel. Anche qui, il tipo del biuro si esprime in un primitivo inglese (però, almeno, il suo inglese esiste… il mio polacco è inesistente) e ci spiega che per 24 ore circa (già dimostra di non essere fiscale) sono 50 zł.
Ormai, tra morti e feriti, è mezzogiorno. Dopo aver parcheggiato raggiungiamo la fermata del bus e con 15 zł facciamo un biglietto da 24 ore. Da annotare i progressi linguistici del babbo, che entra dal tabaccaio e chiede, a nome del nucleo familiare: “Three daily ticket, for bus!”. Anche il suo inglese non è particolarmente evoluto, ma è tutto nella norma: il ragazzo alla cassa si fa pure una risata insieme a noi (evento, dato che i polacchi non sono molto espansivi). Arriviamo in Plac Pilsudskiego in una ventina di minuti ed iniziamo il nostro tour. Appena imboccata Krakowskie Przdemiescie ci troviamo di fronte una grossa statua di Copernico, e poco più avanti l’Università. Costeggiano la via anche il Palazzo Presidenziale, con la statua di Jozef Poniatowski, e la statua di Adam Mickiewicz. La Chiesa di Sant’Anna ci dà invece il benvenuto nel centro storico.

 Ad accoglierci, a parte tanta gente e piccioni, la Kolumna Zygmunta ed il Zamek Krolewsky, bellissimo castello del re in mattoni rossi ed un ampio giardino sul lato opposto. Una violinsta suona al centro della piazza, e con questa giornata un po’ uggiosetta e questa musica bella ma triste sembra proprio di stare in un film sovietico in bianco e nero. Se ci fosse stato il sole sarebbe stato tutto diverso. Mi separo dagli altri praticamente subito e gironzolo per i fatti miei, cercando qualcosa di questa città che mi coinvolga e mi entusiasmi come le altre che ho visto finora.
 
Arrivo alla Piazza del mercato vecchio, perfetta con le sue casette in stile Art Nouveau in fila come soldatini, e gli ombrelloni dei bar e i ristorantini del primo piano che ne deturpano in modo atroce l’armonia. Le varie coppie di sposi in giro per la città a fare foto rallegrano l’atmosfera. Il Barbakan, l’unica torre di entrata che resta della vecchia doppia cinta muraria del centro storico divide Nowe Miasto (la città nuova) da Stare Miasto (la parte vecchia che mi accingo a lasciare). E ancora mi chiedo perché questo centro storico sia patrimonio dell’Unesco. Torno indietro ed imbocco Wybrzeze Gdanskie, una delle arterie principali che costeggia la Vistola, camminando fino al Parco della Multimedialny Fontann, una grossa installazione idrica con giochi d’acqua. Dev’essere bella illuminata di notte, ma anche di giorno fa il suo effetto. Comunque è freddo e non ho creato empatia con ciò che mi circonda, quindi continuo a girare sperando di trovare qualcosa che mi colpisca. Salendo lungo una scalinata ai confini del centro storico c’è la statua di Marie Curie e, poco più avanti, la Chiesa di San Casimiro. Proseguendo lungo Dluga arrivo al grosso monumento ai caduti di Varsavia, e seguendo Miodowa fino alla fine riprendo la via di partenza.. Ho praticamente percorso un quadrilatero in lungo e in largo. Arrivo di nuovo a Plac Pilsudskiego ed entro nel parco adiacente, Ogrod Saski (ovvero il Giardino dei Sassoni): la prima cosa che si nota è la tomba del Milite Ignoto, sorvegliata da due soldati. 
Fiori e fontane adornati da statue fino alla fine del parco, finché lo stradello non si ricongiunge a Marzsalkowska , uno degli stradoni principali che portano alla zona nuova di Varsavia e soprattutto al Palac Kultury i Nauki (il Palazzo della Cultura e della Scienza) l’edificio che svetta nella skyline della capitale polacca. 
Ritrovo i miei e saliamo tutti insieme al trentesimo piano con l’ascensore, per ammirare il panorama. In realtà anche questo delude un po’: l’unica parte antica, chiaramente ricostruita dopo la seconda guerra mondiale, spicca in lontananza con i suoi mattoncini rossi. Tutto il resto è nuovo, grattacieli misti ad edifici ottocenteschi in pietra, tanto traffico. A parte le pareti specchiate dei grattacieli che si illuminano con un tramonto che sgomita per colorare il cielo, la vista non è granché. Un tantino deludente, questa capitale. Rispetto alle altre città, direi proprio senza infamia e senza lode, anche se averla vista è sempre un punticino in più tra le mie foto.

Sabato 24 settembre 2016 – km 78306
- da Varsavia a Czestochowa

Anche stanotte ha piovuto. Io mi sveglio con un occhio così gonfio che in confronto il Gobbo di Notre Dame è un dilettante, e sarò costretta a girare praticamente cieca, ovvero senza occhiali, né lenti a contatto, ma con occhiali da sole scuri (di mamma, tra l’altro) tipo Aleandro Baldi.
Disagio.
La mattinata è fredda ma noi, chiaramente, siamo operativi alla solita ora. Il cielo uggioso non ci ferma, anche perché per fortuna non sembra voler ricominciare a piovere. Prendiamo un bus che non sappiamo bene bene dove ci porta, e infatti scendiamo a casaccio. L’obiettivo della mattinata è Lazienki Krolewskie, un parco molto bello con un palazzo su un laghetto, lanterne rosse e tanto verde. Ma il top sono gli scoiattoli che mangiano dalle mani. Io sono quasi più attirata da questi e da un pavone (che però non mi fa la ruota nemmeno a pagamento), ma ammetto che è un posto ideale per le foto.
L’acqua ha sempre il suo fascino, e poi la mattinata va migliorando. Quando esce il sole (a tratti) fa addirittura caldo! All'interno del parco sorge il Palazzo sull'acqua (anche detto Palazzo Łazienki o Palazzo sull'isola) ed altri edifici tra cui due ricostruzioni di templi antichi e un teatro all'aperto.
Il Palazzo sull'Isola fu teatro delle famose "Cene del Giovedì", in cui il re invitava studiosi, scrittori e poeti. Łazienki a quel tempo era un importante centro culturale, un mecenate delle belle arti e sostenitore della scienza e dell'apprendimento. Come complesso formato da palazzo e giardino, Łazienki rifletteva lo stile classicistico diffuso in Europa durante la seconda metà del XVIII secolo. Ma si distingueva per la sua natura pittoresca e la varietà e quindi quel classicismo.
Rientriamo alla base prima di pranzo, spicciamo il pagamento e scarichiamo la cassetta delle nere (solo quella ci basta) nel tombino del parcheggio, con l’aiuto dell’omino che non parla, guarda caso, una parola di inglese. Ma questo lo avevamo già verificato. Pranzo poco fuori dalla città, presso un Lidl dove non manchiamo di comprare pane, e si riprende la marcia. Arriviamo a Czestochowa in tutta calma nelle 17.30. A poche centinaia di metri dal centro abitato, su una collinetta, sembra sorgere il Santuario di Jasna Gora che rende famosa la cittadina polacca.
Evidentemente solo io non ne conoscevo l’esistenza, mi sento un’ignorante. Siamo sicuri di essere vicini al santuario appena saliamo la curva: centinaia di pellegrini escono, scendono e camminano ovunque. Il parcheggio di è intasato da bus turistici e macchine. Già c’è troppa gente per i miei gusti. Meno male che ce la caviamo con 10 zł, parcheggiamo e possiamo pernottare. Da annotare il babbo che cerca di comunicare con il parcheggiatore e chiedergli se possiamo metterci vicino ai bus, perché nel posto che abbiamo preso rischiamo poi di avere la manovra di uscita bloccata dalle macchine parcheggiate. La faccia che fa mentre il parcheggiatore gli parla in polacco non ha pari. Io mi arrendo: qui né il mio inglese né il mio tedesco zoppicante mi sono d'aiuto.
Diamo un’occhiata al Santuario, per il quadro della popolare (per qualcun altro) Madonna Nera c’è una fila di persone adoranti. Messa ovunque, troppa gente. Faccio un giro giusto per le foto e rientro al camper, aspettando gli altri.
Il vantaggio è che trovo una connessione wifi per la sera (dato che l’hot spot del cellulare non mi funziona e quindi non posso connetterlo al pc) e finalmente carico un po’ di foto su Facebook!

Domenica 25 settembre 2016 – km 78524
- da Czestochowa a Katowice
Ci si sveglia presto come al solito, la mattina è soleggiata.
Decidiamo per partire alla volta di Opole, a meno di cento km. Facciamo il pieno di gasolio al prezzo più basso mai visto in Polonia (intorno a 97 cent al cambio) e scopriamo che in effetti questa è la zona del Paese con i prezzi più competitivi. Arriviamo al paese intorno alle 11, e ovviamente perdiamo la solita mezz’ora per parcheggiare, dopodiché attraversiamo il piccolo parco cittadino, dove non perdiamo  occasione per cazzeggiare con le statue in bronzo disseminate nel verde.
Un giretto breve della città, che a parte la piazza principale con il Municipio, un residuo di cinta muraria ed una bella cattedrale, non offre molto.
La giornata scorre pigra, arriviamo nei pressi di Katowice prima delle 17 e ci fermiamo nel parcheggio del Castorama e Decathlon. C’è un Centro Commerciale con Carrefour annesso, quindi decidiamo di trascorrere un paio d’ore in relax e domattina andare al campeggio vicino e passare una giornata in città. Finalmente compro di tutto, dal giubbino di ecopelle alle pantofole invernali, ma soprattutto non mi faccio mancare un giro da Rossmann e Hebe, due catene di prodotti di bellezza tipo Acqua e Sapone. Inutile dire che finalmente prosciugo il portafoglio.
E questo, per oggi, è quanto.

Lunedì 26 settembre 2016 – km 78760
- Katowice
Stamattina sciopero: mi sveglio che il babbo è già scappato da Castorama e mamma ha già rifatto il letto. Me la prendo estremamente comoda e mi sveglio in tutta calma, ma guardando l’ora mi rendo conto che sono appena le 7 del mattino. Dove cavolo vanno tutti così presto?! Insomma, colazionati e preparati, arriviamo al Camping n.215 (a pochi chilometri dalla base di partenza) alle 8.45. Record quasi assoluto. La signora del campeggio, che chiaramente parla solo polacco, ci fa segno di entrare. A dispetto dell’aria arcigna, cerca di interagire con quelle due parole stentate di tedesco che conosce. Paghiamo 15 zł a persona e 25 zł per il camper, più un’aggiunta di 3 zł per la corrente ogni kW. Il posto è tranquillo, i padiglioni delle docce e dei bagni sono puliti e spaziosi e c’è anche una bella fila di lavandini per bucato e stoviglie. L’acqua è bella bollente e ne approfitterò di certo per lavare i panni al nostro rientro stasera. Tempo di sistemarci e si parte verso la fermata del bus. Dopo aver camminato all’infinito costeggiando il laghetto, scorgiamo l’Auchan di cui ci parlava la signora del campeggio (“5 minuti a piedi ed arrivate al bus!”… salvo poi camminare almeno un chilometro e mezzo), ovvero il capolinea del 110 o 910 che porta in centro.
Non sappiamo bene a quale fermata scendere, ma quando cominciamo a vedere traffico sappiamo di essere in centro. Il bus comunque percorre un sottopassaggio che comunica con la stazione centrale, e lì fa capolinea. Perfetto. Usciamo sulla piazza, è freddo ma c’è il sole, e da subito ci rendiamo del mix di architetture e contrasti tra nuovo e vecchio.
Edifici barocchi e neoclassici si affacciano qua e là, in netto contrasto con le pareti specchiate dei centri commerciali ad ogni angolo. Katowice è una città piccola e modaiola, un paio di piazze (compresa la principale Rynek che comunque nulla ha a che vedere con quelle viste la scorsa settimana), una cattedrale (chiusa per lavori di ristrutturazione). Centri commerciali ad ogni angolo e tantissimi negozi, traverse senza infamia e senza lode, buoni spazi verdi ed arieggiati dove rilassarsi. Non male nel complesso, ma deludente se ci si aspetta un centro storico di rilievo.
Alle 16 insomma siamo già sulla via del ritorno. I miei si fermano poi all’Auchan ed io torno al camper e, come da programma, faccio il bucato. Doccia, chiacchiere, cena saltata perché il pranzo da Pizza Hut ci ha abbondantemente riempito, e nanna.

Martedì 27 settembre 2016 – km 78764
- da Katowice a Cracovia
La mattinata inizia soleggiata ma fresca. Molto fresca. Direi fredda, dato che alle 8.30 ci sono ancora 5°C. Compiute le operazioni di cario e scarico e pulizia, paghiamo ed usciamo in direzione Oswiecim, ovvero il luogo del museo di Auschwitz, e Birkenau. Giornata impegnativa, oggi. A partire dall’arrivo: la nebbiolina ed un freddo pungente ci accolgono, tanto da costringerci alla famosa “artiglieria pesante” (piumino e giacca di pile). E meno male che c’era il sole! Il parcheggio si trova sul lato opposto dell’ingresso (20   ogni 12 ore), la visita con guida sarebbero 45 zł, ma, a parte me, gli altri pagano come senior e risparmiano qualcosina.
Aspettiamo il nostro turno per l’inizio del tour in italiano, che inizia poco prima di mezzogiorno con Margherita, uno scriccioletto con i capelli corti e neri.
 
Pur essendo polacca, parla un fluente italiano e ci racconta la storia dei campi di sterminio e di concentramento in modo appassionato, mentre ci fa strada tra i blocchi in muratura. Calpesto quasi in punta di piedi il terreno e i pavimenti rimasti intatti da allora, cammino sui gradini dove hanno camminato centinaia di migliaia di deportati, e quasi mi sento in colpa. 
Scatto poche foto, non voglio perdermi neanche un minuto del racconto, e mi prende. Mi prende troppo, e mi stringe il cuore. Tre ore tra il campo di concentramento di Auschwitz ed il campo di sterminio di Birkenau. Una delle giornate più significative di questo settimo viaggio in camper.
Rientriamo alla base alle 15 passate con un bel mal di schiena e i piedi che piccano. Mangiamo qualcosina, prendiamo un caffè e ci spostiamo in direzione Cracovia, dove arriviamo con calma prima delle 18. Per l’esattezza siamo a 8 km a sud del centro, presso un rivenditore di camper Elcamp, che ha a disposizione un prato adibito a parcheggio. 30 a notte, corrente a parte (5 zł, anche se stasera abbiamo problemi con la colonnina che non ci mangia le monetine, quindi ci affidiamo ancora al buon vecchio inverter!).

Mercoledì 28 settembre 2016 – km 78868
- Cracovia
Stamattina la sveglia suona, ma noi non ce la filiamo per almeno mezz’ora. Poi, nel freddo delle 8.30 del mattino, usciamo e ci dirigiamo verso la fermata del bus, Gorka Pychowicka. Abbiamo un po’ di difficoltà a capire come funziona, c’è una sola fermata per entrambe le direzioni, ma in breve siamo già sul bus (112 o 162, a scelta!) e scendiamo al Centro Congressi. Con il tram n.18 e poche fermate ancora arriviamo in centro, in ulica Dominikanska, e la nostra visita parte dalla chiesa gotica omonima. Guglie altissime, come le volte a botte delle navate, e splendidi lavori intagliati sapientemente, come richiedeva lo stile dell’epoca. Percorrendo Grodzka arriviamo nel cuore pulsante della città. Impossibile tralasciare la bellezza della Rynek Glowny (la più grande piazza medievale d’Europa), con il suo susseguirsi di edifici storici e signorili.

Al centro di essa, il Sukiennice, il Palazzo del Tessuto, un tempo centro del commercio internazionale (a partire dal XIII secolo) ed ora convertito, nella sua lunga galleria, a loggiato dei mercanti. Ci rendiamo subito conto che Cracovia è una città interessante, multietnica, e soprattutto piena di turisti. Non a caso, qui tutti riescono a mettere in fila due parole di inglese! Troviamo tantissimi banchetti con gastronomia tipica ed artigianato locale, dalle ceramiche alle coroncine di paglia e fiori.
E’ la quarta città della Polonia per grandezza e popolazione, ma tutti i polacchi la considerano di fatto la capitale culturale, ricca di monumenti, chiese e palazzi bellissimi alternati ad armonici ristoranti e bar. E ancora, la Wieza Ratuszowa, la Torre del Municipio, l’unica cosa rimasta in piedi dell’intero complesso originale.

Mi separo quasi subito dagli altri, e seguendo Slakowska arrivo al Barbakan, torretta a pianta quadrata all’interno del Planty (un giardino che gira tutto attorno al centro storico). Benché oggi abbia chiaramente perso la sua funzione originaria, nella Cracovia medievale il Barbacane costituiva un importante punto della vecchia strada reale: conduceva infatti, attraverso Brama Florianska (la Porta Floriana) fino al mercato principale della Rynek. Era un simbolo: attraverso il Barbacane passavano i vincitori delle battaglie, i coraggiosi condottieri con i loro prigionieri di guerra. Era infatti chiamato “Porta della Gloria”. Uno sguardo alla parte di cinta muraria restata in piedi (di cui Brama Florianska è la parte centrale), foto al Teatro Slovackiego, onestamente molto bello, in stile neoclassico con cupole tonde verde rame e seducenti dettagli in ferro battuto nerissimo, come le colonne che sorreggono i lampioni o la ringhiera all’ingresso. Percorro poi tutta la via all’indietro fino a buttarmi su Starowislna fino al vecchio quartiere ebraico Kazimierz. Costruito da Casimiro III, era abitato da 65 mila ebrei fino al 1941, poi deportati dai tedeschi, sul lato opposto della Vistola, in un altro quartiere popolare che fu poi murato e sgomberato nel 1943. Ad oggi, non ne rimangono che poche centinaia. Percorro il lungofiume, Bulwar Gurlandzki e Bulwar Kzerwienski fino allo Zamek Krolewski na Wawelu, ovvero il Castello gotico sula collinetta del Wawel, dove mi ritrovo con gli altri per un giro. Il Castello del Wawel, ex sede dei monarchi di Polonia, fu costruito attorno all’anno Mille, ma si compone di una serie di strutture di epoche diverse che si trovano attorno al cortile centrale, visitabile gratuitamente All’inizio del XVI secolo, molti architetti italiani, scultori e decoratori tedeschi, furono invitati a Cracovia a ristrutturare il castello in uno splendido palazzo rinascimentale. Esso divenne presto un modello di residenza signorile nell’Europa centrale ed orientale.
  
Per visitare la Cattedrale invece, che si erge in tutta la sua magnificenza con le cupole delle cappelle (tombe) al lato del cortile, occorre pagare. E non lasciano fare le foto. Allora anche no.

Interessante è anche la Grotta del Drago, situata sotto al castello, nell’ampio prato del lungofiume. Narra la leggenda che, rinchiuso nella grotta, c’era un drago che si cibava degli animali che gli abitanti del villaggio erano soliti portargli per tenerlo buono. Un giorno però il drago pretese vite umane, e più precisamente sette fanciulle e sette ragazzi. Gli abitanti, non sapendo come fare per evitare di sacrificare tutte quelle vite, gli portarono una pecora ripiena di zolfo. Il drago la mangiò, ma per la gran sete conseguente dovette tuffarsi nella Vistola, e bevve così tanta acqua da farsi scoppiare lo stomaco. Da quel giorno la Grotta ed il drago in bronzo posto al suo ingresso sono dedicati alla sua memoria. Ed ecco perché il drago è il simbolo della città di Cracovia.
Un ultimo giro in centro per me, cercando souvenirs che alla fine non compro, e mi ritrovo poi con gli altri alla fermata del tram 18 per fare la strada in senso opposto, riprendere poi il bus e tornare alla nostra fermata di fronte a Elcamp.
Cena, chiacchiere, programma del giorno dopo.
Nanna.
Questo camper mi distrugge!

Giovedì 29 settembre 2016 – km 78868
- da Cracovia a Nowy Targ
Anche oggi è presto.
Ormai lo sappiamo, ci si sveglia sempre presto. E anche oggi io fatico a tirarmi giù dal letto.
Alle 9.30 dopo lo scarico delle acque nere e grigie ed aver pagato le due notti al gentile omino del parcheggio, ci dirigiamo verso Wieliczka per visitare le famose miniere di sale. Operative dal XIII secolo, le miniere hanno continuato a produrre fino a una ventina di anni fa. Inserite nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco, sono diventate una popolare attrattiva grazie ai loro 300 km di gallerie e a decine di statue di sale, nonostante soltanto l’1% sia realmente visitabile.
Dopo aver girato per scegliere il parcheggio a noi più congeniale, ne scegliamo uno che tratta il prezzo: 25 per tutto il giorno, anche se a noi basteranno poche ore. Purtroppo tra l’altro la visita guidata in italiano è solo alle 13.10, e quindi abbiamo un paio d’ore buca. Facciamo un mini tour a casaccio per il centro città e poi torniamo al camper a mangiare qualcosina. Il percorso inizia poi nel Pozzo Danilowicz, dove incontriamo la guida che ci accompagna giù lungo i primi 400 gradini in legno, svelandoci i segreti delle miniere. Quasi tre km di corridoi serpeggianti e 800 scalini totali per scendere fino a 135 metri di profondità.
  
Belle le camere scavate nel sale e le statue, notevole la Cappella di Santa Knyga, la più famosa, graziosi laghi sotterranei. Non sorprende che il prezzo del biglietto sia alto, considerando la media del costo della vita in Polonia (paghiamo 84 zł e 10 in più per fare le foto – ci danno un adesivo da mettere sulla maglietta) e che vi si riversino oltre 1 milione di visitatori l’anno, provenienti peraltro da tutta Europa, ma ammetto che me lo aspettavo meglio.

E’ molto “tecnico”, estremamente descrittivo per quanto riguarda la spiegazione del funzionamento della miniera, mentre l’atmosfera la immaginavo più da grotta di Frasassi. E speravo fosse più illuminato. Ciò che merita davvero sono i lampadari che adornano le stanze: sembrano di cristallo, mentre ogni goccia è in realtà originata dal sale.
La visita dura un paio d’ore buone, alle 16 o poco più siamo di nuovo in viaggio. Ci fermiamo a Nowy Targ, a una cinquantina di km dal confine con la Slovacchia, a fare l’ultima spesa da Lidl, e nel frattempo si fa buio. Giornate che si accorciano. Decidiamo di fermarci, in un angolino del parcheggio, per la notte. Sperando di non dare fastidio.

Venerdì 30 settembre 2016 – km 78991
- da Nowy Targ a Piest'any
Dopo una notte un po’ movimentata (un autoarticolato è arrivato alle 2.45 nel parcheggio, probabilmente per una consegna di merci, e non aveva spazio per fare manovra, quindi ci siamo dovuti spostare… il che ha significato tirarmi giù dal letto, richiuderlo e restare buttata sul divanetto mentre ci spostavamo), stamattina c’è un discreto sole, anche se non è molto caldo. Una catena montuosa si apre davanti a noi e ci separa dalla Slovacchia: e in una quarantina di minuti giungiamo all’ultima meta polacca prima del rientro in Austria: Zakopane, bomboniera montana a ridosso dei Carpazi.
E’ sorprendente come il paesaggio cambi in fretta: dalle campagne alle casette dai tetti appuntiti, tipici delle zone montuose. Il posto sarebbe ideale per escursioni in montagna, ci sono un sacco di sentieri (impraticabili dai mezzi), ma chiaramente mi tocca accontentarmi delle decisioni della maggioranza: un giretto del centro, il tempo di investire una quarantina di zloty in moneta. Compriamo dei formaggi affumicati di pecora (che ricordano la scamorza) ad un prezzo stracciato dai carrellini dei commercianti lungo Krupowki, la via principale, e anche una marmellata di mirtilli rossi da accompagnarci (chiaramente i miei non sono favorevoli all’abbinamento, mentre io vorrei assaggiarlo!). Non mi faccio mancare l’obwarzanki, una sorta di ciambella “panosa” arricchita con spezie o semi di sesamo o papavero in superficie. E’ come un pretzel ma più soffice e praticamente senza sale. Ecco, questo mi mancherà. E forse mi mancherà anche un po’ l’impronunciabilità delle parole, dalle vie alle etichette al supermercato.
E niente, dopo pranzo ci rimettiamo in marcia, facciamo l’ultimo pieno di gasolio ed usciamo dalla Polonia. Sono le 15 quando varchiamo il confine slovacco. Il paesaggio cambia di nuovo, e dalle montagne si passa alla collina, casette basse e lievemente colorate. Bambini con monopattini a bordo strada, un Billa. Gasolio a 1,05€. E di nuovo senza cellulare, dato che la Slovacchia non è tra i paesi  convenzionati con la tariffa Lycamobile “zero costi di roaming”.In Slovacchia sarebbe obbligatoria la vignetta per i veicoli fino a 3,5 tonnellate, perlomeno sulle strade a scorrimento veloce.
Ci fermiamo due o tre volte a chiedere in alcune aree di servizio ma, a parte il fatto che (guarda caso!) nessuno parla inglese, non riusciamo a trovare un posto dove le vendano. Arriviamo  Piest’any, 5 km fuori dalla strada di percorrenza, in prossimità di un lago (che però, essendo già buio, non riusciamo a vedere se non sulle mappe): stando a CamperContact dovrebbe esserci un campeggio dove vorremmo appoggiarci per la notte e ripartire domattina alla volta di Bratislava (80 km ancora). In realtà le mappe ci portano fino all’entrata di quello che sembra essere sì un campeggio, ma dismesso e fatiscente. Una sbarra chiude il passaggio, illuminazione scarsa. Non siamo sicuri che sia operativo, dunque facciamo marcia indietro di un paio di km e ci fermiamo nel grosso parcheggio del centro commerciale della Tesco, (il marchio di carburante che dà il nome al complesso). Sperando di non doverci svegliare di nuovo nel cuore della notte, per stasera ci facciamo bastare questa sistemazione!

Sabato 01 ottobre 2016 – km 79288
- da Piest'any a Bratislava 
Stamattina siamo operativi prima delle 8, con tanto di cornetti presi da Tesco (dal babbo). Poco più tardi, finalmente troviamo la famosa vignetta: è in vendita presso i distributori Slovnaft, (riconoscibile per il simbolo giallo e nero a strisce tipo ape) Più che una vignetta adesiva è in realtà una registrazione telematica, di cui a noi resta uno scontrino. Telecamere lungo le strade scansionano la targa delle vetture che transitano e fanno i controlli incrociati con il database in loro possesso. Se la targa non è registrata, multa a casa. Mah. Contesteremo anche questa, dato che le indicazioni per trovare la vignetta non sono affatto chiari. Costo dell’operazione: 10€ per 10 gg. Anche se usciamo dalla Slovacchia domani? Sì. Anche se usciamo domani.
Arriviamo al campeggio Autocamp Zlaté Piesky, a 8 km da Bratislava. Incredibilmente lo troviamo subito, la ragazza alla reception parla inglese e ci dà informazioni. Costo del camper + 3 persone, circa 21€ (senza elettricità). Wifi gratuito ma solo nell’area attorno alla reception, perché nel campo dove ci sistemiamo il segnale non arriva. Tram n.4 che fa capolinea di fronte al campeggio (bisogna solo attraversare un ponte pedonale sopra la strada) e porta in centro in meno di mezz’ora con appena 90 cent di biglietto. Insomma, prima delle 10 siamo già operativi in centro, scesi alla fermata Kapucinska, tra il centro storico ed il Btatislawky Hrad, il castello che domina la città adagiata sulle rive del Danubio.
Un tempo sede dei regnanti ed ora diventato il simbolo indiscusso di Bratislava, il castello offre una splendida vista sulla città dall’alto della sua collinetta.

Scendiamo poi attraverso il muro di cinta e ci addentriamo nel centro storico, a partire dalla Katedrala sv Martina, la gotica Cattedrale di San Martino, costruita nel XV secolo. La torre del campanile è intonacata (come parte dei muri), ed è coperta da una guglia verde rame con una riproduzione della corona reale a simboleggiare e ricordare l’età della sua gloria. Peccato che il resto della chiesa sia in pietra originale e contrasti terribilmente con il bianco dell’intonaco. Voto 5.
Imbocchiamo Ulica Michalska, la principale via pedonale del centro storico, che termina con Michalska Brana, l’unica porta rimasta in piedi della vecchia fortificazione del XIV secolo, con una terrazza di 50 metri posta in cima alla torre che la compone.
Sotto l’arco, sui sampietrini della pavimentazione, un cerchio con i punti cardinali e la distanza dalle principali città del mondo, da Sidney a Lima, da Parigi ad Amsterdam. Dopo aver mangiato qualcosa mi separo dagli altri e mi addentro nelle vie, in cui perdersi è un attimo. Attraverso Ulica Zamocnicka e, dopo la chiesa francescana, raggiungo la piazza principale, in slovacco Hlavne Namestie, con il vecchio municipio, che già dal 1868 è sede del museo della città di Bratislava, il più antico della Slovacchia. Ma la vera bomboniera della capitale slovacca è la Chiesa di Santa Elisabetta, la chiesa blu.
Ci vuole qualche minuto per raggiungerla (e l’informazione dell’ufficio turistico!), ma ne vale nettamente la pena: costruita all’inizio del XX secolo in stile art nouveau, è una chiesetta unica nel suo genere. Azzurra come il cielo, tanto che nelle foto non si capisce dove finisca uno ed inizi l’altra, con una cura dei dettagli ed adornata da mosaici. Deliziosa. Gli interni, poi, con i banchi interamente azzurri, le colonne e le finestre che sembrano di ceramica, sono un gioiellino. Ecco: vista da fuori sembra una torta ricoperta di pasta di zucchero, di quelle da cake design professionale. Spettacolare e senza precedenti. Adesso, con questa meraviglia negli occhi, che altro posso sperare di vedere? Percorro ancora un chilometro e raggiungo il Grassalkovichov Palac, palazzo in stile rococò del Settecento, famoso per la sua ricca vita sociale, che ospitò anche concerti di Joseph Haydn. Dal 1996 è la sede del Palazzo Presidenziale. Chiaramente do uno sguardo da fuori: bello il cancello nero con decorazioni dorate, e soprattutto la fontana che troneggia nella piazza davanti al palazzo. Torno indietro sulla strada che fa da anello al centro storico e rientro all’inizio di ulica Jesenskeno e mi trovo davanti il Teatro Nazionale Slovacco e, a sinistra, infilato in una traversa vista Danubio, l’ottocentesco stupendo palazzo oggi sede della Filarmonica. Un gruppo di ragazzi stanno tenendo un concerto di archi ed è un piacere ascoltarli. Da lì si apre Hviezdovslavovo Namestie, zona pedonale dalla forma allungata simile alla Rambla barcelloneta, con fontane, file di alberi e panchine dove la gente siede per trovare un po’ di ombra tra le fronde. Sbuco sul Danubio ed attraverso il Most SNP, ponte di recente costruzione, alla cui estremità opposta si erge quella che chiamano UFO, una torre osservatorio, la più piccola tra le grandi torri del mondo. Solo 95 metri di altezza (e 7,40€!) per avere la vista dell’intera città. Appuntamento con gli altri, che infatti arrivano poco dopo, e saliamo tutti insieme.
 
Degna conclusione della giornata.
Rientrati al campeggio, doccia e shampoo (necessario), cena, chiacchiere con i compagni di viaggio: l’ultima sera per loro, che da domani iniziano il rientro un po’ urgentemente in Italia, mentre noi proseguiremo qualche giorno in Austria.

Domenica 02 ottobre 2016 – km 79363
- da Bratislava a Vienna
Stamattina, dopo le operazioni di carico e scarico ed aver pagato la notte alla reception, salutiamo i compagni di viaggio e le nostre strade si separano subito fuori dal campeggio. Ci fermiamo al Tesco, giusto per buttare un paio d’ore, poi tentiamo la visita al Hrad Devìn, il Castello di Devin, ad una dozzina di km da Bratislava. Arroccato su uno spuntone roccioso alla confluenza della Morava nel Danubio, la fortezza serviva da punto di osservazione e di difesa, ma oggi non ne restano che rovine.
Giusto qualche foto, non sprechiamo tempo né soldi per il biglietto del sentiero interno, dato che è solo panorama, e riscendiamo per prendere l’autostrada che in pochi chilometri ci riporta in Austria. E ritorna anche la possibilità di chiamare ed avere internet!
Arriviamo a Vienna intorno alle 15. L'area di sosta Stellplatz Wien, 3 km fuori dall’autostrada, è piena di camper. La ragazza alla reception è cortese e multilingue, e sorride. Insomma, l’accoglienza che ci si aspetta. Ci riempie di dépliants e piantine della città, troviamo il nostro posto e paghiamo 42€ per due notti con elettricità, praticamente 19€ per notte e 2€ di aggiunta per la colonnina. Per toilettes e docce c’è un codice, abbiamo anche la connessione internet ma il wifi non arriva dove parcheggiamo. Poco importa per ora: la fermata della linea U6 (la metropolitana) è a 100 metri dalla zona di parcheggio, comodissima. Il babbo opta per la visita al Remise, il museo dei trasporti di Vienna, mentre io e mamma andiamo allo Schönbrunn, meglio conosciuto come il palazzo della principessa Sissi.
  Schloss Belvedere, Vienna
Passiamo un’ora e mezza solo per visitare il giardino, nonostante il tempo non sia dei migliori, ma per fortuna non piove. Da lì raggiungiamo lo Schloss Belvedere, ma giusto per trovare informazioni sulla mostra di Klimt, alla quale vorrei andare. Si è fatto buio, ed il palazzo è illuminato, diamo una rapida occhiata e facciamo qualche foto: le luci artificiali lo rendono molto suggestivo, ma ci ripromettiamo ci tornare, magari i giorno, prima della fine della nostra visita alla città austriaca. Nella città dove i trasporti funzionano alla perfezione, perdersi o sbagliare fermata del tram diventa quasi piacevole, perché si è consapevoli della rapidità con cui si trova la soluzione e ci si ritrova (soprattutto se s ha un biglietto di 48 ore per i trasporti, pagato 13,30€, da sfruttare come si vuole!). Alla nostra fermata della metro troviamo anche il babbo ad attenderci.

Lunedì 03 ottobre 2016 – km 79363
- Vienna
Oggi tour de force in piena regola: alle 9 siamo già in centro e lo battiamo tutto in lungo e in largo. L’Interfaccia ha degli ottimi itinerari a piedi da seguire, dedichiamo l’intera giornata alla visita dei monumenti e dei palazzi, da Stephansplatz con la monumentale cattedrale gotica dalle guglie altissime all’Hofburg (ora sede tra l’altro del museo dedicato alla principessa Sissi), dal Kunst Historiches Wiener Museum, nei padiglioni gemelli del parco adiacente (ovviamente solo all’esterno) al Palazzo di Giustizia e il Volkstheater di fronte, lungo la Museumstrasse.
Attraversando la via, sulla sinistra si scopre il bellissimo Parlamento con l’enorme statua di Atena davanti, adornata d’oro, e gli angeli nelle fontane. Spesso non riesco a spiegare il significato di “armonia architettonica”, è un concetto visivo che ho per descrivere la struttura di una città. Ecco, Vienna è armonica: tutti gli edifici sono pressappoco dello stesso stile e si racchiudono intorno alla Innerstadt, ovvero il cuore pulsante, e a tutti i complessi storici. Una gioia per gli occhi. E all’interno di questa armonia come non citare, tra gli altri, il superbo Rathaus.
Peccato che la facciata principale sia occupata dal Circo Roncalli, che per quanto grazioso sia con i suoi furgoncini, stand e tendone centrale (in stile ottocentesco) impalla completamente l’eleganza e la maestosità del municipio viennese. Roncalli, fammi un favore: la prossima volta spostati. Peccato anche che, in tutto questo camminare con cartine e fotocamera alla mano, il tempo faccia le bizze, alternando pochi squarci di cielo azzurro a vento freddo a zaffate di pioggia. Un ottobre che pare marzo. Mangiamo qualcosina agli stand sulla piazza del Rathaus e proseguiamo verso la Votivkirche, anch’essa di stampo gotico, con la facciata principale impalcata (come quasi tutto in città, che per fare le foto senza cantiere facciamo i salti mortali). Molto belle le guglie e gli interni (anche se la navata centrale ospita una mostra di Michelangelo ed è “inagibile”), così tanto che restiamo almeno un’ora: la verità è che fuori piove troppo per fare qualsiasi altra cosa. Alle 16 finalmente, appena sembra che le nuvole più nere si spostino un poco, usciamo. Il babbo va in giro alla ricerca del WTM, apparente museo dei tram viennesi, ed io e la mamma proseguiamo lungo un itinerario con il quale raggiungiamo svariati monumenti, il primo dei quali è la Minoritenkirche, chiesa dei Minoriti tra l’altro unica chiesa di Vienna dove la messa viene celebrata in italiano), che ospita un grosso mosaico dell’Ultima Cena realizzato da Giacomo Raffaelli. Poco più avanti, la piazza Am Hof, con la Kirche zu den Neun Chören der Engel (chiesa costruita in stile gotico alla fine del Trecento con una facciata restaurata in stile barocco tre secoli più tardi) e Judenplatz, il cuore del vecchio quartiere ebraico in cui, anche qui come a Cracovia, abitavano circa 65 mila ebrei sterminati o deportati entro il 1945. Al centro della piazza, al posto della vecchia Sinagoga, sorge un memoriale a loro dedicato.
Dopo essere arrivate a Hoher Markt, tagliamo su una via interna e ci ritroviamo su Stephansplatz col dad. Arriviamo ad Albertinasplatz e prendiamo la metro per arrivare a Praterstern e fare finalmente il giro sulla Riesenrad più famosa del mondo. 120 anni e non sentirli, inserita nel contesto di un Luna Park che, seppur in veste molto diversa da oggi, accolse i primi ospiti alla fine del Settecento. Il panorama della città illuminata dall’alto è davvero bello, anche se questo significa rientrare alla base più tardi del solito e con un gran freddo nelle ossa.
Stanotte si dorme benissimo!

Martedì 04 ottobre 2016 – km 79477
- da Vienna a Melk
Classica mattinata di ottobre, uggiosa e piovosa. Vento a raffiche random ed io che, dopo doccia e capelli, esco dal camping con un ombrello a spicchi bianchi e gialli per andare allo Schloss Belvedere. La U6 fino a Langenfeldstrasse e la U4 fino a Karlsplatz, per poi prendere il tram D e scendere dopo 5 fermate. Inutile dire che il tempo continua a non aiutarmi nemmeno un po’, comunque prima delle 10 sono già pronta davanti alla biglietteria per visitare lo Schloss Belvedere, una delle residenze principesche più belle d’Europa.
Costituito da una residenza inferiore ed una superiore, separate da una serie di giardini alla francese, questo splendido esempio di architettura barocca fu costruito per volere del principe Eugenio di Savoia all’inizio del Settecento. Ciò che davvero mi interessa, però, è la Österreichisce Galerie, o meglio la sezione dedicata ai dipinti di Klimt, ospitata nelle stanze del palazzo: sono qui per questo, per le Amiche, per Giuditta, per gli i due amanti del famosissimo Bacio. Ed ammetto che i quadri degli altri vari pittori che adornano le pareti non competono con l’oro dei più famosi quadri di Klimt. E ne resto molto soddisfatta. Nonostante il tempo avverso e l’ombrello che si gira all’indietro per colpa del vento, esco felice e riprendo il tram, e poi entrambe le metro in senso contrario, per tornare al camper. Continua a piovere. Mangiamo qualcosa e partiamo il direzione Melk, ad un centinaio di chilometri da Vienna. Parcheggiamo lungo il fiume, 5€ per 24 ore. L’unica cosa che merita una visita in questo paesino è l’enorme Abbazia che sovrasta il fiume, uno dei più famosi ed imponenti siti monastici del mondo, e tra l’altro l’unica abbazia di monaci benedettini ancora in funzione fin dalla sua fondazione.
Facciamo un giro nel chiostro, un’occhiata alla bellissima basilica, fin troppo opulenta (considerando che i frati, penso io, dove accidenti li prendevano tutti sti soldi?!), qualche foto da un piccolo belvedere, e poi riscendiamo. Passiamo a comprare latte e cioccolata (e i croissants per la colazione!) da Hofer e poi si rientra alla base.

Mercoledì 05 ottobre 2016 – km 79572
- da Melk a Bad Ischl
Stamattina 4° a Melk. Freddo abbastanza, direi. Inizia ad essere difficoltoso uscire dal letto la mattina, ma prima delle 9 siamo già operativi e lasciamo l’area di sosta in direzione Kremsmünster. Altro giro, altra abbazia benedettina: la Stift Kremsmünster, capolavoro barocco della Romantikstrasse, è stata fondata nel XII secolo d.C. Dopo che fu distrutta molte volte da incendi, la chiesa abbaziale vide nel 1232 l'inizio dei lavori per la costruzione nella sua forma dell'attuale. Nel 1277 fu consacrata la navata centrale, e fin dall'inizio del XVII Secolo la chiesa subì varie fasi di trasformazione in stile barocco e fu così profondamente modificata. Nonostante siano ancora evidentemente in corso lavori di restauro e molte parti siano quindi incantierate, riusciamo a vedere gli interni della bella chiesa: inserita nell’ampio chiostro, decisamente meno arricchita della precedente di ieri, è molo luminosa: la struttura è la classica a navata centrale ampia e navate laterali più strette, ma a sorprendere sono invece gli affreschi scuri (costituiti da scene dell'Antico Testamento), circondati da meravigliosi stucchi bianchi.
Facciamo un giretto e poi ripartiamo in direzione Gmunden, affacciato sulle rive del Traunsee (piccolo lago austriaco). Lungo la strada chiaramente ricomincia a piovere, ma per fortuna ci grazia il pomeriggio, anche se il freddo pungente è estremamente fastidioso. Gmunden ha all’incirca 13 mila abitanti ed è la più piccola città al mondo a possedere una rete tramviaria urbana, costituita da un’unica linea. Tenera. E’ gemellata con Faenza, e notevole la sua attrazione principale è senza dubbio lo Schloss Orth, piccolo castello sul lago, collegato alla terraferma solo da un pontile in legno.
Una vera bomboniera, circondato dalle montagne austriache, che ricorda in Lago di Como. Anche qui un po’ di foto, e meno male che due raggi di sole di tanto in tanto scaldano un po’ l’aria.
 
Facciamo un giro nel cortile del piccolo castello ed intorno all'isolotto, poi riprendiamo la marcia costeggiando il lago. Le montagne acuminate attorno e le barchette che si cullano sull’acqua mi ricordano le isole Lofoten nel loro incanto di casette in legno. Nel frattempo appare Traunkirchen, uno dei luoghi più pittoreschi del Salzkammergut. Il centro storico è un gioiello racchiuso dalle montagne ed affacciato sulla riva est del lago. Ci fermiamo poi ad Ebensee in un parcheggio a pagamento (12€ per 24 ore… vista lago, ma una follia!), solo per scaricare la cassetta delle nere e un po’ di grigie con la bacinella, perché non c’è alcuna griglia sul terreno (anche il carico acqua sarebbe a pagamento, 50 cent ogni 25 litri, ma a noi non serve). Proseguiamo verso Bad Ischl, rinomata località di villeggiatura degli imperatori, che oggi crea un armonico contrasto tra vecchio e nuovo. La cittadina in sé non ha nulla, una piazzetta ed un paio di viuzze, un parco carino con il bell’edificio del teatro e dei congressi. Ci sarebbe la Katrin-Seilbahn, una funivia che porta al monte omonimo a 1450 metri, ma costa una cifra e rinunciamo. Nel frattempo, guarda caso, inizia a piovigginare e rientriamo al camper, parcheggiato presso un’area a pagamento sul fiume, prezzo 8€, ma free dalle 19 alle 7 del mattino.
Non guardatemi: io non mi sveglio affatto un’ora prima per del solito andare via il prima possibile e risparmiare due euri!

Giovedì 06 ottobre 2016 – km 79772
- da Bad Ischl a Graz
Chiaramente ci svegliamo con una fastidiosa pioggerellina che di certo ormai ci seguirà fino a Graz, e oltretutto fuori ci sono appena 3°C. Me ne accorgo dal solito tè che si fredda prima del solito. Stamattina la tappa prevista è St.Wolfgang, ad una ventina di chilometri da Bad Ischl, anche se il tempo non ci aiuta. Il paesino è famoso per un treno turistico che porta a 1700 metri, con una locomotiva a vapore (per la verità ci sono tre locomotive, e due di esse sono a gasolio comunque!) e un binario a scartamento ridotto con una cremagliera al centro data la pendenza.
Ci fermiamo solo per vedere la prima corsa (35€ a/r mi sembra una follia… ci arrivo a Milano da casa con quella cifra!) e poi facciamo un giretto per il paese, tipico alpino, con edifici in intonaco e legno, molti dei quali decorati.
Negozietti di artigianato, vetri, ceramiche, gnometti ed alcuni già addobbati a Natale. Ansia a palate. Il freddo non ci lascia scampo comunque, e dopo un’oretta ci sono già caduti naso e dita. Prima di mezzogiorno torniamo al camper, passiamo a comprare il pane da Hofer e facciamo pranzo con una pizzona del banco frigo, vista lago. Subito dopo ripartiamo e percorriamo i pochi chilometri che ci separano da Hallstatt, il gioiello della Romantikstrasse: con il suo imponente scenario montuoso, è inserita di diritto nella lista dei patrimoni dell’Unesco dal 1997.
Nonostante tutto, non riusciamo a fare più che qualche foto per svariati motivi, primo tra tutti la difficoltà nel parcheggiare. L’unico posto per camper costa un occhio ed è a 2 km dal centro (nei 15€ del parcheggio è “inclusa la navetta”… ma và và!), ma siccome non dovremmo restare a lungo rinunciamo. In più la giornata è uggiosissima, quindi i colori sono spenti, ed il freddo entra nelle ossa. Sono appena le 15 e noi siamo ufficialmente in viaggio verso Graz, attraversando stradine di montagna e godendoci il panorama. Coperto di nebbia, ma pur sempre panorama. Arriviamo a Graz che già si è fatto buio, nonostante siano appena le 18, e dopo aver vagliato un paio di posti (uno, un parcheggino di un concessionario, sembra in realtà dismesso, e l’altro è un P+R ma purtroppo non c’è posto: sarebbe stata una soluzione perfetta) decidiamo per lo Stellplatz Graz, dello stesso gestore di Vienna. Infatti anche prezzi e condizioni sono uguali. Controlliamo che il wifi arrivi alla piazzola scelta e che parabola riceva il segnale della tv, dato che stasera c’è la partita… e finalmente ci fermiamo!

Venerdì 07 ottobre 2016 – km 80021
- Graz 
Pronti ed operativi nonostante la giornata uggiosa e umida (per non dire di peggio!), arriviamo alla fermata del bus e prendiamo il 62 per raggiungere lo Schloss Eggenberg. Scendiamo alla fermata sbagliata e facciamo un pezzettino a piedi, una ragazza ci chiede anche se abbiamo bisogno di informazioni e si offre di accompagnarci con la macchina fino al castello, anche se noi decliniamo per non scomodarla. Da queste parti abbiamo notato una cordialità estrema: a parte il fatto che, essendo Graz e Vienna le porte d’ingresso in Austria dall’Italia, molta gente parla italiano (per me inaspettatamente, quindi sono rimasta piacevolmente sorpresa, pur cercando sempre di dare il mio contributo e bestemmiare due parole in tedesco), la gente è molto disponibile e pronta ad aiutarti non appena ti vede in difficoltà.
Arriviamo al castello, il più famoso della regione della Stiria.
Diamo uno sguardo al cortile interno, pioviggina, diamo un’occhiata al parco, pioviggina, scattiamo foto ad un avole urlante, pioviggina. Ci arrendiamo. Raggiungiamo la fermata del tram 1 e da lì arriviamo alla fermata della Schlossbergbahn, funicolare che permette l’arrivo alla collinetta su cui un tempo si ergeva una fortezza di cui ora restano solo rovine e la Uhrturm, simbolo indiscusso di Graz. La Torre dell'Orologio (questa la traduzione del suo nome) ha una particolarità: le sue lancette sono... invertite! Quindi, quella delle ore risulta più lunga di quella dei minuti. Questo perché in origine gli orologi avevano solo la lancetta delle ore, ben lunga e visibile anche da lontano e quella dei minuti fu introdotta solo più tardi; ecco rivelato il "segreto" delle lancette invertite della Torre dell'Orologio di Graz. Il meccanismo fu realizzato nel 1712, ed è ancora in funzione (è solo diventato elettrico dagli anni Cinquanta).
 
Scendiamo per la ripida scala in pietra scavata nella roccia fino a Schlossbergplatz e percorriamo la strada fino a Hauptplatz, con il bel Rathaus. Molti gli edifici colorati lungo la Herrengasse, in particolare due all’angolo, con decori in rilievo, e la famosa Gemaltes Haus, poco più avanti: una grossa facciata interamente dipinta con divinità greche risalente alla metà del Settecento. Mangiamo qualcosa in piazza, sugli scalini della fontana con l’immensa statua in cima, mentre i passerotti vengono a mangiare le briciole dalle mani, poi arriviamo a dare un’occhiata al Burg, vecchio palazzo in centro, la cui particolarità è una scala a doppia elica che si incrocia. Qualcosa di realmente molto difficile da spiegare, a meno che non la si veda. Peccato che, come tante altre cose in Austria (lo abbiamo notato soprattutto a Vienna), ci sia una baustelle, ovvero un cantiere per manutenzione, e quindi si può salire solo fino alla prima rampa. Sarà di nuovo accessibile a novembre.
Ma và và.
Visitiamo il Duomo, passiamo davanti al Mausoleo di Ferdinando II e aspettiamo le 15 per vedere lo spettacolo del carillon in Glockenspielplatz. Poi ci dividiamo. E stavolta mi aspetta lo shopping da Primark. Cambio un tram e un bus ed arrivo felicemente a Seiersberg Shopping City, una immensa città di negozi… ma a me interessa solo Primark. E meno male che mi contengo.
Torno alla base sotto la pioggerellina che non ha smesso quasi mai in tutto il giorno, doccia, capelli e pappa.
Stasera praticamente si conclude il nostro viaggio.

Sabato 08 ottobre 2016 – km 80021
- da Graz a Gemona del Friuli
Oggi tappa essenzialmente di trasferimento Sono 850 i chilometri che ci separano da casa, e l’intento è quello di arrivare entro domani a pranzo. Partiamo quindi da Graz dopo le operazioni di pulizia camper, carico e scarico (le ultime per questo viaggio, prima di quelle alla zona industriale vicino casa nostra!) e ci mettiamo in viaggio. Ci fermiamo solo a Lieboch (ad una manciata di chilometri da Graz) un’oretta, per il babbo che va a vedere un museo tramviario, mentre io e mamma ci occupiamo del web (con una connessione internet a scrocco, scovata per caso). Alle 16.30 di pomeriggio varchiamo il confine e rientriamo in terra italiana. Peccato che ci fermiamo poco dopo per evitare che si faccia notte per strada, e troviamo un’area attrezzata gratuita a Gemona del Friuli.
Per oggi finisce qui.

Sabato 08 ottobre 2016 – km 80292
- da Gemona del Friuli a casa
Ultima giornata di trasferimento.
Ripartiamo dopo aver giusto scaricato le nere all’area di sosta, e scendiamo con calma tra l’altro senza minimamente sfiorare l’autostrada.
Arriviamo a casa per l'ora di cena, stanchi ma molto soddisfatti per questo ennesimo viaggio insieme.
E d'improvviso subentrano frigo da scaricare, panni da lavare, mille cose da mettere a posto.
Ma chi se ne frega.
Ci penseremo domattina!

***
Thanks to
- Harry, il gentilissimo sorvegliante del parcheggio
- Gerard, il camionista del distributore di Vöklabruck
- I soliti compagni di viaggio
- Il giubbetto pesante, negli ultimi giorni è stato una manna!
- Giuà, nonostante sia stato poco collaborativo
- Pietro, l’orsetto salvato la scorsa estate in Abruzzo e diventato la mascotte ufficiale del viaggio
- I pierogi
- Le palle di Mozart

Numeri:
28 i giorni di permanenza in camper
4 settimane esatte
1260€ la spesa totale, tra souvenirs, derrate alimentari, ingressi a monumenti e luoghi d’interesse, mezzi di trasporto ecc
505€ solo di gasolio
4 le nazioni attraversate
4742 i km totali

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