Sabato 02 aprile 2016 – km 73675
- da casa a Ivrea
E anche stavolta ci siamo.
La strada già scivola sotto le ruote del camper, il driver alla guida e l’interfaccia di navigazione alle mappe. E poi ci sono io, che, al solito, scrocco un passaggio.
E so già che sarà un viaggio sui generis, diverso dal solito. Innanzitutto molto più breve, perché staremo fuori giusto una dozzina di giorni, molto più “vicino” perché resteremo entro i confini della nostra Italia, ma soprattutto sarà molto ricco di sorprese, di gente da rivedere, viaggiando tra Piemonte, Lombardia e Veneto.
Tappa di trasferimento oggi, niente da segnalare tranne il pranzo con l’insalata di riso a Bologna, almeno fino a tardo pomeriggio, quando arriviamo nell’area di sosta camper di Ivrea. Giusy e Pino, amici storici dei miei, ci accolgono poco dopo e ci portano a cena da loro. A seguire, brevissimo giretto turistico by night e a nanna presto. Domani mi aspetta una lunga giornata.
Domenica 03 aprile 2016 – km 73675
- da Ivrea a Torino
Parafrasando Battisti, “mi sono informato, c’è un treno che parte alle…” 8.35, e in un’ora appena mi porta a Torino. Il biglietto si fa comodamente al bar della stazione (a trecento metri dall’area camper, quindi comodissima), 11€ andata e ritorno con un regionale veloce. Il mio tour torinese inizia quindi un’ora più tardi dalla stazione centrale della capitale piemontese, Porta Nuova. Seguendo Corso Vittorio Emanuele II verso destra, in venti minuti si arriva al Ponte Umberto I e al lungofiume con gli storici Murazzi e l’imbarcadero per i tour sul Po. Li percorro fino al Ponte Vittorio Emanuele I, che scopre a destra, sul lato opposto del fiume, la Gran Madre di Dio (dove si conserva la Sacra Sindone), e a sinistra l’immensa Piazza Vittorio Veneto, ancora addormentata ed immersa nella nebbia. Seguo Via Po fino alla Mole Antonelliana, che immaginavo comunque più alta ed imponente.
Troppa gente per fare un salto in cima alla terrazza panoramica, quindi rinuncio ed arrivo a Piazza Castello, particolarissima piazza che ha al centro (guarda caso!) un castello, con una facciata medievale e una facciata neoclassica, che poi è Palazzo Madama. Lì incontro finalmente la mia amica di Torino dopo anni, e mi scorta per un po’, facendo da Cicerone. Attraversiamo le Torri Palatine, reperto d’epoca romana, raggiungiamo Piazza della Repubblica e Porta Palazzo e poi scendiamo fino a Piazza Solferino, con la bellissima Fontana Angelica. Restiamo un po’ lì per quattro chiacchiere, poi pranzo easy al Mercato Metropolitano: allestito nella ex stazione di Torino Porta Susa, è una sorta di mercato street food con prodotti DOP provenienti da ogni parte d’Italia, divisi per regione. Ogni regione ha una tipicità, cannoli siciliani, pizza napoletana,tigelle emiliane e così via. Uno Street food market in piena regola.
Nel pomeriggio, la mia amica mi lascia in fondo al Parco del Valentino (il famoso parco pubblico del capoluogo piemontese), nei pressi dell'entrata del giardino botanico e del borgo medievale, realizzato nel
1884 in occasione dell'Esposizione generale italiana. Realizzato su progetto coordinato da Alfredo d'Andrade, appassionato, appunto, di architettura medievale, questo piccolo borgo è splendidamente conservato all'interno del parco, ed utilizzato oggi per periodiche mostre ed eventi artistico-culturali, mentre le altre aree verdi sono state adibite a mostre floreali, come quella allestita per il Centenario dell'Unità d'Italia, di cui restano a ricordo ampie aiuole fiorite, il Giardino roccioso ed il Giardino montano, con cascatelle, fontane e piccoli corsi d'acqua. E’ qui che poco dopo mi vedo anche con un altro mio amico che non vedo da anni. Chiacchiere e poi un tour al Parco d’Europa, su una collinetta sopra la città, e poi alla Chiesa dei Cappuccini, da dove si può ammirare una splendida vista di Torino.
Proprio come quella delle cartoline! O almeno, sarebbe splendida se non fosse immersa ancora nella nebbia, benché si stia ormai diradando. Riscendiamo e parcheggiamo a pochi metri da Piazza Vittorio Veneto. Curioso: ho iniziato da qui il mio tour stamattina, ed è qui che lo finisco. Prima però un ultimo sguardo, da vicino, alla Gran Madre di Dio, sul lato opposto del ponte. Saluto poi il mio amico e alle 19.30 sono pronta in stazione a riprendere il treno e tornare alla base.
Lunedì 04 aprile 2016 – km 73675
- da Ivrea a Torino
La giornata inizia, ovviamente, uggiosa. Ed il regionale veloce mi porta di nuovo da Ivrea a Torino. Stavolta, da Porta Nuova seguo Corso Vittorio Emanuele II nel senso opposto e percorro alcuni dei famosi Viali parco della città, progettati da Carlo Promis a metà Ottocento, come alternativa al Parco del Valentino, al fine di creare uno schema ortogonale di viali alberati larghi studiati ad hoc per l’edilizia qualificata di alto reddito. Arrivo a Largo Vittorio Emanuele II, con l’immensa statua a lui dedicata nella rotonda, poi seguo per Piazza Solferino e da lì per Piazza San Carlo, a mio avviso una delle più belle di Torino.
Tra l’altro, questa piazza si immette direttamente su Via Roma, una delle vie principali dai bellissimi portici e, soprattutto, dai negozi rinomatissimi e “scicchettosi”.
Notando una piazzetta sulla destra, mi imbuco e scopro Piazza Carlo Alberto, bella e fresca, con la grande Biblioteca Comunale. Non perdo occasione per fare delle foto a un Pinocchio steso a leggere su una panchina di farfalle bianche, in un bel prato fiorito a lato della bibliotecapoi proseguo fino a Piazza Carlo Emanuele II, che però è per gran parte impalcata causa lavori in corso. Niente di speciale, vista così. Tiro dritto tagliando Via Po e passo per Via Montebello di nuovo davanti alla Mole. Entro o non entro? Ma no… facciamoci altri quattro passi. Nel frattempo il cielo si fa scuro e mi costringe a prendere il k-way perché “non si sa mai”. Attraverso Largo Montebello ed arrivo fino a Ponte Rossini, affacciato sulla Dora, ma non passano che pochi attimi prima che la pioggia inizi a scendere.
Mi affretto a tornare indietro: questo è il momento per chiudermi dentro la Mole, non c’è nemmeno la fila, ora o mai più. Almeno, tra l’altro, ammazzo il tempo in attesa che il cielo si apra un po’. Me la cavo con 7€ di biglietto per l’ascensore che sale fino alla terrazza panoramica: un’esperienza che merita, non tanto per la terrazza, che in fondo oggi non mi lascia intravedere molto dei tetti e del panorama, data la giornata uggiosa, quanto per l’ascensore a vetro che fa quasi paura, che sale dal pianoterra in 60 secondi e scopre tutte le pareti interne della cupola. Affascinante.
Il tempo migliora, mi permette di sedermi fuori su una panchina dietro Piazza Castello aspettando la mia coppia di amici che arriva verso le 14.30 con il bambino che ancora non conoscevo. Ci prendiamo un caffè, gironzoliamo un po’, poi mi riaccompagnano in stazione, felicissimi di avermi rivista dopo sette anni. E la giornata non è ancora finita. I miei restano a cena dai loro amici di Ivrea, mentre io alla stazione di Ivrea mi incontro con un’altra mia amica per un aperitivo chic in centro, qualcosa da mangiare e tante chiacchiere. Una giornata infinita ma piena di soddisfazioni e bella gente, grandiosa nonostante la pioggia battente che smette solo nel momento in cui io e la mia amica ci salutiamo davanti al ristorantino e riprendiamo ognuna la propria strada.
Martedì 05 aprile 2016 – km 74312
- da Ivrea a Como
Dopo aver piovuto a più riprese per tutta la notte, stamattina… ancora piove, e parecchio. Comunque non ne facciamo un dramma: siamo perfettamente consapevoli che il brutto tempo ce lo porteremo appresso (le previsioni non danno niente di buono per i prossimi giorni) ed io rinuncio al mio mini tour “en solitario” di Ivrea per guadagnare un paio d’ore. Dopo le operazioni consuete di scarico/carico e l’acquisto frutta al Bennet, si parte verso Varese e Como. In zona Gallarate, dopo chilometri e chilometri di pianura immersa nella nebbia senza alcuna forma di civiltà, a venti minuti dall’arrivo chiaramente ci perdiamo. Alla fine comunque ripianifichiamo l’itinerario e nel primo pomeriggio arriviamo in zona Malnate (sulla strada per Como) per un quick hello a Tony e Mary, la mia famiglia australiana. Superata l’emozione iniziale riprendiamo il viaggio, dandoci però appuntamento con loro a Verona per sabato.
Alle 16.30, dopo aver sbagliato strada centotrentasette volte, siamo sotto casa di Adele e Raniero, i nostri fidi compagni di tutti i viaggi in camper! Come prima cosa scendiamo a Como centro, ed io mi vedo con una ragazza conosciuta ai tempi delle mie stagioni in animazione. Poi mi ritrovo con i miei e gli altri per una pizza. Questo viaggio finora mi sta regalando grosse emozioni: ho colto l’occasione per rivedere diverse persone conosciute nel corso degli anni, sempre calorose e piene di sorrisi.
E chissà quali saranno i programmi per domani?
Mercoledì 06 aprile 2016 – km 74495
- sul Lago di Como
La giornata inizia più o meno alla solita ora. In ordine, la filippina va rapidamente in bagno, torna e sistema il letto basculante mentre l’interfaccia di navigazione va in bagno Poi la filippina si sposta a rifare l’altro letto mentre il driver cazzeggia. Poi finalmente arriva il turno bagno per il driver mentre l’interfaccia prepara la colazione. Insomma, comunque io sono sempre la prima a svegliarsi!
Raniero e Adele arrivano poco dopo a consultarsi sulla giornata e propongono di “scarrozzarci” in macchina lungo “quel ramo del lago di Como”. No, non quello. L’altro.
E così partiamo da Como con il pranzo al sacco. La giornata si preannuncia tiepida, l'acqua ferma del lago brilla sotto un timido sole e riflette le montagne intorno, mentre attraversiamo i paesini lungo il ramo più ad ovest. Brienno, ad esempio, è una bomboniera adagiata proprio sull'acqua, che ci svela il suo lato migliore dalla terrazza del belvedere. Ci fermiamo poco dopo presso la graziosa chiesetta di San Giacomo ad Ossuccio, ci fermiamo per le foto a Sala Comacina (con l’isola omonima nel mezzo), ed arriviamo a Menaggio per l'ora di pranzo. La foschia mattutina si dirada piano piano, i luoghi sono incantevoli ed i colori si illuminano sotto il sole primaverile.
Dopo il pranzo all'ombra degli alberi fioriti vista lago, traghettiamo con un battellino ed in dieci minuti siamo a Bellagio, decisamente vip con gli hotel di lusso, ma deliziosa al tempo stesso nei suoi vicoli colorati ed inerpicati.
Nel pomeriggio riprendiamo la strada che costeggia la sponda opposta del ramo del lago e rientriamo alla base intorno alle 19. E’ stata una giornata lunga ed intensa, restiamo a cena a casa di Adele e Raniero mentre buttiamo giù alcune idee per il prossimo viaggio, previsto a settembre. Ma ce la faremo?
Intanto continuiamo ad assaporare questo.
Il resto verrà da sé.
Giovedì 07 aprile 2016 – km 74495
- da Como a Valeggio sul Mincio
I programmi per la mattinata erano funicolare di Como e mercato settimanale, con partenza in direzione Verona e zone limitrofe subito dopo pranzo... Peccato che dieci minuti dopo esserci svegliati viene giù il diluvio universale ed i piani cambiano drasticamente. Ci salutiamo ed imbocchiamo la strada verso Cantù per arrivare a Crespi d’Adda. Nel frattempo, oltre il danno la beffa, il cielo si schiarisce anche un po’. Arriviamo a destinazione intorno all’ora di pranzo, e subito dopo optiamo per un giro.
Crespi, patrimonio Unesco da vent’anni, costituisce una delle più importanti ed esemplari testimonianze al mondo del fenomeno dei villaggi operai, un autentico modello di città ideale del lavoro ed un microcosmo perfettamente autosufficiente. Giretto breve (anche perché non c’è molto da vedere, se non le splendide villette fatte costruire proprio dal fondatore dell’industria tessile per i suoi operai) e si riparte verso Dalmine, dove c’è un camper service con carico/scarico nei pressi della piscina comunale. Espletate le operazioni di rito, cento chilometri dopo (e due ore abbondanti di viaggio attraverso strade extraurbane secondarie, passando addirittura dentro Brescia!) siamo a Valeggio sul Mincio, in un’area a poche centinaia di metri dal paese (che visiteremo domani), a 5€ per 24 ore. L’area è abbastanza in piano, fondo erboso, con gazebo illuminati dai lampioni e anche eventuali spazi per fare il barbecue. Per quello che serve a noi, va più che bene!
Venerdì 08 aprile 2016 – km 74693
- da Valeggio sul Mincio a Soave
Anche oggi ci si sveglia con la pioggerellina. Temporeggiamo un po’ e poi decidiamo di scendere per una rapida visita del Borghetto, la zona antica di Valeggio sul Mincio.
Per fortuna il tempo ci grazia e ci lascia gironzolare un paio d’ore. Interessanti il Ponte Visconteo, da cui si ammirano le case in pietra ed i ristorantini sul Mincio, il piccolo ponte di legno che porta nel paesello, il Castello Scaligero in cima ad una collina, di cui si conservano solo le due torri anteriori. Alle 11.30 siamo di nuovo operativi e lasciamo il paese in direzione Soave, che visitiamo nel pomeriggio. Partiamo menzionando la massiccia ed elegante cinta muraria, che
avvolge il nucleo storico: fu costruita nel XIV Secolo per volontà di Cansignorio della Scala. Anticamente solo tre porte si aprivano nella cinta: Porta Aquila (ora Porta Bassano) a nord, Porta Vicentina ad est e Porta Verona a sud (recentemente restaurata). Per due lati (ovest e sud) le mura sono accompagnate dal fossato naturale formato dal Tramigna. Nello stesso periodo, Casignorio della Scala fece costruire anche il Castello Scaligero, utilizzato come era l'antica residenza dei Pretori e Governatori di Soave.
Successivamente, in epoca veneziana, divenne residenza dei Capitani della Serenissima. Restaurato nel XX secolo, l'edificio ospita attualmente la sede municipale.
Il tour sarebbe molto interessante, se non fosse che riusciamo a vedere il tutto molto di sfuggita purtroppo, perché una discreta pioggia ci sorprende a più riprese nel corso del pomeriggio. Alle 18 siamo costretti a rientrare alla base. E meno male, perché non smette più fino a tarda serata!
L’area di sosta di Soave merita una menzione: lungo il fiume, in piano, non sterrata, con carico/scarico, elettricità gratuita e persino connessione internet. Il tutto a 5€ per 24 ore.
Va di lusso.
Sabato 09 aprile 2016 – km 74746
- da Soave a Verona
Stamattina il babbo si sveglia prima del solito, e costringe la truppa a svegliarsi con lui. Prima delle 9 siamo già operativi, colazionati e soprattutto “espletati” (cioè abbiamo già pulito la cassetta, scaricato le acque grigie e ricaricato il serbatoio). Sosta al Lidl per un paio di cose e prima delle 10 siamo già a Verona, nell’area di sosta attrezzata in zona Porta Palio (con carico/scarico comodissimi) a 10€ al giorno. Abbiamo una lunga giornata in giro per la città, e meno male che il tempo ci grazia! Raggiungiamo il centro con calma, passando dallo Stradone Porta Palio davanti al bellissimo Castelvecchio, con il Ponte Scaligero che collega le due sponde dell’Adige.
Attraversiamo poi Ponte Vittoria poco più avanti, ed entriamo nel centro storico vero e proprio da Porta Borsari. La prima cosa che ci troviamo davanti è Piazza delle Erbe, che però è piena di bancarelle e gente ed impedisce la vista limpida degli edifici che le stanno attorno. Dietro di essa, la Piazza dei Signori e la Torre dei Lamberti.
Proseguendo cento metri su Via Cappello, sulla sinistra l’inconfondibile arco dell’entrata di casa di Giulietta. Dopo le dovute visite e foto giriamo sulla bellissima Via Mazzini, pavimentata in marmo e piena di negozi costosi. Qui mi separo dai miei e raggiungo Piazza Bra per un caffè con un amico che non vedo da un po’. Piazza Brà è sempre affascinante. Sarà per la conformazione, sarà per i giardini con la bella fontana, sarà per i bar che vi si affacciano o per le case colorate. Oppure sarà per la stupenda Arena che, come il Colosseo, ha i suoi duemila anni sulle spalle.
Ritrovo i miei dopo un’oretta e ci facciamo altri quattro passi insieme. Prendiamo un gelato in Via Roma e poi ci separiamo di nuovo. Loro tornano alla base, io invece, prima di rientrare, raggiungo la Cattedrale di San Zeno, la chiesa “a strisce”, percorrendo ancora un pezzo di lungofiume, e poi torno alla base.
Domenica 10 aprile 2016 – km 74780
- da Verona a Padova
Non potrebbe essere giornata migliore: il sole splende, è finalmente caldo, e noi saltiamo giù dal camper alle 8.15 per arrivare alla stazione di Verona Porta Nuova pochi minuti più tardi. John, un amico di papà e di Tony, aspetta fuori dalla stazione, come noi del resto, l’arrivo di Tony e Mary. E’ un signore inglese, alto ed elegante, che vive a Verona da trent’anni e collabora al forum “L’Arca di Legno”, di cui Tony e papà fanno parte e dove peraltro si sono conosciuti. A proposito della mia famiglia australiana, arrivo al binario 12 e aspetto Tony e Mary che scendono dal treno pochi minuti più tardi.
Facciamo un giro per il centro storico, ripassando per le stesse strade battute ieri. In più, oggi ci aggiungiamo un caffè in Piazza Bra, proprio da vip (mentre Tony e Mary entrano a visitare l’Arena), la casa di Romeo Montecchi, un paio di vie che ieri non abbiamo fatto e soprattutto la scalata alla Torre dei Lamberti con i suoi 368 gradini (per fortuna i primi due terzi sono coperti dall’ascensore e ci facilita la salita!). La città da un bellissimo punto di vista, con l’Adige che le gira attorno, i tetti rossi e gli innumerevoli campanili delle chiese.
Piazza delle Erbe, invece, stamattina è magnifica, e finalmente sgombra da ogni bancarella.
La città inizia ad animarsi solo verso l’ora di pranzo, quando riaccompagniamo la mia famiglia australiana alla stazione e, dopo i dovuti saluti, ci dividiamo ognuno verso i propri lidi. E’ abbastanza tardi quando ci fermiamo, con Verona già alle spalle diretti a Padova, per mangiare qual cosina al volo. Intorno alle 17 arriviamo nel parcheggio adiacente a Prato della Valle, il centro della città. Davanti a noi il grosso edificio in pietra dell’ex Foro Boario. L’ampio parcheggio costa 10€ al giorno, è accessibile ad autobus (in realtà il turismo religioso è particolarmente sentito nella città di Sant’Antonio, quindi i pellegrini si riversano a migliaia), camper e automobili. Peccato solo che il babbo non si fidi a lasciare la base per via di alcun camper di nomadi (quelli veri, non come noi!), quindi io e mamma andiamo da sole ad esplorare la città. La prima cosa che ci troviamo davanti (e che avevamo già notato facendo il giro per trovare parcheggio) è l’immensa piazza, seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca. E scusate se è poco. La particolarità di questa piazza è l’essere, di fatto, un parco verde. Prato della Valle è il suo nome, ed è circondata da un canale ellittico non più largo di sei o sette metri, delimitato da settanta statue che si riflettono nell’acqua e da alcuni ponticelli in pietra che collegano l’esterno alla parte interna, l’Isola Memmia. Una geometria architettonica perfettamente simmetrica, lampioni su entrambi i lati dei viali che giungono alla fontana centrale (più piccola di quello che ci si potrebbe comunque aspettare da una piazza così grande). Anche gli edifici tutti intorno, i colori, i portici, contribuiscono a rendere questa piazza qualcosa, di completamente inaspettato.
Da lì, a meno di trecento metri si erge, a Piazza del Santo, l’imponente complesso della Basilica di Sant’Antonio, arricchita da chiostri fioriti ed archi a volta. Ma la vera magnificenza è la cattedrale stessa, immensa, altissima ed affrescata in tutte le sue cupole, pavimenti in marmo finemente lavorati con geometrie a contrasto, con un porticato bianco luminosissimo che accoglie le spoglie del famoso santo.
L’entrata è libera (anche stavolta inaspettatamente), ma tra i divieti purtroppo c’è quello di fare foto.
Poco dopo torniamo al Prato della Valle ed entriamo a dare un’occhiata all’adiacente Chiesa di Santa Giustina. Il sole inizia a tramontare e noi rientriamo alla base per una triste insalatina. Almeno l’ampio parcheggio con pochi alberi ci consente anche di vedere la tv senza problemi. Peccato solo che il camper sia al limite della zona wifi, il che significa che cinquanta metri oltre il nostro punto di parcheggio c’è ancora la connessione della piazza (PadovaWeb o Padova Wifi, a scelta). Dopo cena scendo dunque per connettermi qualche minuto al mondo social. Non faccio in tempo ad allontanarmi dall’abitacolo che i miei socializzano con i vicini di camper, Tullio e Riccarda, due signori di Mantova. Li lascio chiacchierare e me ne vado di nuovo al Prato della Valle per fare delle foto in versione by night. E devo ammettere che ne resto particolarmente soddisfatta: gli edifici attorno alla piazza si riflettono nell’acqua del canale che delimita la circonferenza del parco, mentre la fontana al centro è illuminata e cambia ciclicamente colore dal rosa al blu. Non c’è che dire: questa città è stata davvero una sorpresa.
Lunedì 11 aprile 2016 – km 74885
- da Padova a Noale
Sveglia alla solita ora, colazione alla solita ora… Da una parte mi viene da dire meno male che questo viaggio è breve, perché svegliarsi è davvero impegnativo!
Turniamo con il babbo che scende a dare un’occhiata al Prato della Valle mentre noi restiamo al camper per scaricare le foto sul pc e scambiarcele, controllare la posta e sistemare un po’. Un’oretta più tardi lasciamo la città di Sant’Antonio in direzione Noale, più precisamente casa di Domenico e Genny, gli ex compagni di viaggio (parziale!) dello scorso ottobre. Prima di arrivare a destinazione, sosta al Lidl a Scorzè e ad un’area di sosta a Noale per scarico/carico. Il parcheggio in realtà è un po’ bislacco: stanno facendo dei lavori e la colonnina dell’acqua non funziona nemmeno, la sbarra non si apre e dobbiamo chiamare un numero scritto su un avviso per farci aprire, anche se in realtà facendo il giro si entra lo stesso. Dopo pranzo facciamo un giretto per il paese, che in realtà consta perlopiù di una via centrale (delimitata da due porte in mattoni, una all’ingresso e una all’uscita) con edifici molto vecchi (anzi, antichi!) e la Rocca dei Tempesta, datata tra il XII e il XIII Secolo.
Alle 16 o poco più torniamo al camper (dopo un bel gelato artigianale) e ci spostiamo a casa del Tronchin. L’idea iniziale è quella di fare giusto un saluto, per non scomodare troppo Domenico e Genny, ma in realtà insistono tanto e va a finire che restiamo ore a fare chiacchiere e poi, ovviamente, a cena a casa loro. Dovremmo scriverlo su CamperContact, che tra Noale e Moniego c’è la bellissima area di sosta Tronchin: 4 posti, in piano su fondo erboso, carico e scarico acque grigie, elettricità, connessione internet e cena di benvenuto con prodotti tipici veneziani a base di gamberoni e sardine. Tutto gratis!
Insomma, bella serata, persi in chiacchiere, buon vino e buon cibo.
Martedì 12 aprile 2016 – km 74928
- da Noale a Venezia
Stamattina la sveglia suona addirittura un’ora prima per permetterci una giornatona piena a Venezia, dove abbiamo appuntamento con Tony e Mary, la mia famiglia australiana. Il Tronchin, tra l’altro, effettua anche servizio taxi e ci porta alla stazione di Noale-Scorzè. Arriviamo nel capoluogo veneto immersi nella foschia delle 8.30, con un treno da Noale a Venezia Santa Lucia (a/r circa 6,50€). L’impressione iniziale non è quella che ricordavo, è freddo ed i colori della laguna, causa nebbiolina, sono spenti... senza contare che la tipa al box informazioni della biglietteria è scostante. Meno male che poco dopo ci pensano Tony e Mary, che ci raggiungono alla stazione, a rallegrarmi la giornata. Piantina alla mano, iniziamo un tour nei vicoli veneziani. Io mi perdo appena girato l’angolo: meno male che papà si orienta in questa kasbah.
Sì, perché se questo tipo di città fosse traslato in Marocco, sarebbe impossibile uscirne vivi. Esattamente come la kasbah di Tangeri o di Marrakech! Ma fortunatamente siamo in Italia, e ci sono solo tanti turisti e tanti negozietti di vetro di Murano. Più o meno originali.
Mary si ferma ovunque, estasiata da tutto quello che a Melbourne non vede. E tanti piccoli ponti, scorci graziosi, case in pietra, finestre con le persiane consumate dalla salsedine, barchette attraccate agli angoli dei canali, gondole.
Senza contare la curiosa rete di trasporti “urbana”, con tanto di piantina, esattamente come la metro o il tram. Solo che si tratta di vaporetti.
A furia di fermarci ad ogni angolo per foto e souvenirs, arriviamo a San Marco solo dopo pranzo, ma ne è valsa la pena. Innanzitutto, pian piano, la foschia mattutina ha lasciato il posto ad un bel sole tiepido, e noi abbiamo fatto un lungo giro nel labirinto di canaletti veneziani, senza perderne nemmeno uno (meno male che avevamo un’ottima guida nella città!). Quando d’improvviso poi si apre l’immensa piazza, con l’opulenta Basilica ed il famosissimo adiacente campanile rosso con il tetto bianco, è pura emozione. Turisti di qualunque etnia scattano mille foto,
fanno la fila per entrare nella Basilica e salire al campanile. I portici bianchi che circondano la piazza sono illuminati dal sole. I piccioni sono sempre tanti, ma ammetto molti meno rispetto all’ultima volta che sono stata qui ai tempi di scuola.
Il tempo passa in fretta oggi, anzi, come ogni giorno di vacanza, come ogni giorno in cui si guardano cose nuove con l’occhio del turista.
Alle 17.30 torniamo in stazione, salutiamo Tony e Mary e finalmente possiamo darci appuntamento nelle Marche per lunedì prossimo. Riprendiamo ciascuno il nostro treno, loro in direzione Padova, dove hanno la “base”, e noi in direzione Noale/Scorzè, dove il servizio taxi Tronchin è disponibile alla stazione. Chiaramente si finisce la serata a casa loro, con bigoi in saor e gnocchi di patate homemade, salame di cioccolato, tiramisù all’ananas e, per gradire, fragolino e crema di limoncello, anche questa homemade.
Turismo enogastronomico.
Mercoledì 13 aprile 2016 – km 74928
- da Noale a Roveredo in Piano
La sveglia suona alla solita ora. Io mi consolo pensando che oggi è l’ultimo giorno che rifaccio i letti. Dopo colazione scendiamo a salutare Domenico e Genny, che sono sembrati sinceramente contenti della nostra visita. Genny non manca di regalarci un barattolo di peperoni del suo orto ripieni alle alici e una bella busta di insalata, anche quella proveniente dall’orto Consalter. (domani inizia la disintossicazione ufficiale dopo 12 giorni di abbuffate!). Intorno all’ora di pranzo siamo a pochi chilometri da Pordenone, (per l’esattezza a Roveredo in Piano) da Danilo, un ex collega dei miei ai tempi della Mercedes, quando lavoravano tutti insieme a Roma. Ci accomodiamo nel giardino adiacente a casa sua, un ampio spazio verde. Io approfitto della connessione internet per spicciare diverse cose lavorative che altrimenti non avrò tempo di fare. Insomma non esco dal camper praticamente fino alla sera seguente. I miei invece passano un bel pomeriggio in giro per paesini ed una serata pub con il vecchio amico.
Andrebbero fatte più spesso, queste cose.
Giovedì 14 aprile 2016 – km 75025
- da Roveredo in Piano a casa
Il viaggio è giunto al termine. In Friuli piove, non ha smesso per tutta la notte, ma dalle nostre parti c’è il sole e fa bello, il che ci consola molto. Come da programma, stamattina disfo ufficialmente i letti ed ammucchio lenzuola e federe. Tanto, una volta a casa andrà lavato tutto. Salutiamo Danilo intorno alle 9, ci accompagna all’imbocco del’autostrada e da lì proseguiamo per circa 460 km, dritti fino a casa. Senza, comunque, farci mancare una deviazione errata fuori programma (e stavolta non è nemmeno colpa del navigatore!). Il vecchio babbo è abituato a guidare ed è stato in mezza Europa col camper… ma questo non lo esonera dal perdersi ogni volta per un motivo o un altro!
A proposito… qual è la prossima destinazione?
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